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Antonio Ricci è un anarchico vero, nessuno può dirgli cosa deve e non deve fare. È da questa considerazione che bisogna partire per inquadrare il caso Giambruno. Analizzandolo non certo sotto l’aspetto affettivo: la vicenda è talmente sgradevole e delicata che non ci sembra opportuno mettere il naso negli affari altrui, anche perché – come rammenta il detto – i panni sporchi si lavano in casa. È riflettendo piuttosto su considerazioni di altra natura che si può provare a rimettere ordine nell’intera faccenda.

Di politico questa storia non ha nulla, per una semplice ragione: Forza Italia non ha motivi per scatenare una faida contro la premier. Anzi, ha solo di che ringraziarla per non aver infierito dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, quando Meloni diede esplicito mandato ai suoi a non accogliere neanche uno dei transfughi in predicato di abbandonare la nave forzista in gran tempesta. E così è stato. Se oggi Forza Italia esiste ancora, lo deve un po’ anche a lei.

Altre due motivazioni spingono poi a escludere la pista azzurra, al netto delle prese di distanza ufficiali. La prima è che Fratelli d’Italia e Fi non si contendono la medesima base elettorale: il vero competitor del partito di via della Scrofa è la Lega di Matteo Salvini. E lì la partita si gioca su ben altri piani, dall’immigrazione alla sicurezza passando per la ratifica del Mes. La seconda – non di minor peso – è il rapporto che intercorre fra la presidente del Consiglio e Marina Berlusconi, a propria volta strettamente legata al fratello Pier Silvio che di Mediaset è amministratore delegato.

Allora è forse proprio all’interno del Biscione che occorre guardare per cercare di individuare l’epicentro di questo sisma (ancor prima che scisma) familiare dai risvolti inevitabilmente pubblici. L’ipotesi più accreditata potrebbe essere quella di una manovra mirata a far fuori proprio lui, Andrea Giambruno, invidiato nei corridoi della rete non per la folta capigliatura ma per la fulminea ascesa a conduttore di talk-show (nella fattispecie Tg4-Diario del giorno) in sospetta concomitanza con la nomina della compagna alla guida di Palazzo Chigi.

Pur sapendo di essere per ciò stesso sovraesposto all’attenzione dei media, il novello First Gentleman non ha mai rinunciato al suo essere sopra le righe mettendo in fila una batteria di gaffe che hanno a più riprese costretto Meloni a giustificarlo (e giustificarsi) non senza imbarazzo anche in contesti istituzionali. Un pregiudizio d’immagine molto grave, ricompensato solo in parte dai tanti attestati di solidarietà recapitati in queste ultime ore alla premier da persone anche lontane dalle sue idee politiche: magra consolazione.

Qualunque sia la causa e chiunque sia il mandante, la vera domanda resta una: cui prodest? A chi giova tutta questa storia? Forse a Striscia la Notizia, che per qualche giorno potrà beneficiare di una manciata di ascolti in più dopo il calo registrato nelle ultime settimane, calo che ha peraltro già comportato un taglio di 15 minuti del tg satirico. O è invece il taglio che ha provocato un calo degli ascolti? In entrambi i casi il vantaggio sarebbe fin troppo effimero, e Antonio Ricci non è tipo da bruciare carte così importanti per ottenere ritorni così modesti. Forse gioverà a Giorgia Meloni, la quale – dice Ricci – “un giorno scoprirà che le ho fatto un piacere”: chi lo sa. Sicuramente non gioverà ad Andrea Giambruno, che rischia non solo di essere silurato dalla trasmissione ma anche di venire allontanato dall’azienda. Del resto – per parafrasare una sua ormai famigerata massima – se perseveri in certi atteggiamenti, “poi il lupo lo trovi”.

Anche i Ricci piangono. Perché il caso Giambruno non c'entra con Forza Italia

L’ipotesi più accreditata potrebbe essere quella di una manovra mirata a far fuori proprio lui, Andrea Giambruno, invidiato nei corridoi della rete per la fulminea ascesa a conduttore di talk-show in sospetta concomitanza con la nomina della compagna alla guida di Palazzo Chigi. I rapporti tra il premier e FI non c’entrano

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