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Nonostante i pronostici, l’ex presidente e candidata della Nuova Maggioranza, Michelle Bachelet, non è riuscita a vincere nel primo turno delle elezioni presidenziali in Cile. Ha ottenuto il 46,68 percento dei voti e dovrà concorrere in un secondo turno con la candidata della destra, Evelyn Matthei, il prossimo 15 dicembre.

Il risultato ottenuto da Matthei è stata una sorpresa. L’ultimo sondaggio le dava soltanto il 14 percento percento. Ma un cambiamento significativo nel sistema elettorale cileno è stato determinante nel risultato finale. Questa è la prima volta che i cileni si confrontano con l’iscrizione automatica e il voto volontario. Così, l’astensione è stata molto alta: meno del 50 percento.

OPPORTUNITÀ MANCATA
Per Bachelet era importante vincere nel primo turno per dimostrare la forza della sua agenda di riforme. Il centrosinistra è riuscito a piegare la destra in due circoscrizioni per i senatori e in dieci regioni per i deputati, il che dà alla coalizione Nuova Maggioranza le due Camere, ma è costretto al ballottaggio.

I candidati del Partito Comunista, che avevano scommesso per un ritorno al governo insieme a Bachelet dopo 40 anni all’opposizione, hanno ottenuto buoni risultati e hanno raddoppiato il numero di deputati in Parlamento.

Questa è stata l’elezione più polarizzata in Cile in termini ideologici dal referendum del 1988, quando è stato chiesto ai cileni se volevano l’uscita di Augusto Pinochet. Secondo il quotidiano cileno Estrategia, alcuni analisti sostengono che in questi comizi si gioca il modello di sviluppo futuro nel Paese. I cambiamenti proposti nei programmi di governo sono i più rivoluzionari degli ultimi 25 anni.

IL PROGRAMMA DI BACHELET
La proposta di Bachelet si basa su tre pilastri: la riforma dell’istruzione, la riforma fiscale e la nuova Costituzione. Con il peso delle proteste degli studenti nel 2011, Bachelet proporrà una modalità di istruzione universitaria gratuita.

Gli imprenditori e la destra cilena si chiedono fino a che punto Bachelet vuole portare il Cile a sinistra. Secondo i collaboratori dell’ex presidente, le riforme sono profonde ma saranno fatte in modo graduale, senza rinunciare agli accordi politici con la destra nel Congresso, come è stato fatto con i governi di coalizione dal 1990 al 2010. Il progetto di Bachelet è lontano dai modelli neo-comunisti come il “chavismo”. Vuole semplicemente aumentare la protezione sociale come nei Paesi del nord Europa.

I PROBLEMI DELLA DESTRA
Com’è possibile che un’amministrazione che è riuscita a far crescere l’economia fino al 5,5 percento del Pil non vinca l’elezione? Se lo chiede un’analisi del quotidiano spagnolo El Pais, che spiega che la destra cilena non è riuscita ad accogliere lo spirito del movimento degli studenti del 2011. Quelle richieste che sono partite dall’università hanno trovato apprezzamento anche nella classe media e hanno danneggiato la popolarità del presidente Sebastián Piñera. I discorsi dell’opposizione, contro i politici e l’elité imprenditoriale, hanno aumento il loro consenso fino alla sconfitta della destra nelle elezioni municipali di ottobre.

L’ECONOMIA CILENA
L’economia del Cile è aperta, forte e competitiva in quasi tutti i settori. Dal 2010, l’anno in cui è arrivato al potere il presidente Sebastián Piñera, la crescita del Pil è stata del 5,5 percento. Il governo dice di avere controllato l’inflazione e di avere creato 150mila posti di lavoro, facendo scendere la disoccupazione al 5,7 percento.

Il nuovo presidente del Cile non godrà della stessa crescita. Nel 2014 il Pil potrebbe arrivare al 4,9 percento annuo. Secondo il quotidiano cileno La Tercera, il rallentamento dell’economia cinese influisce sul prezzo del petrolio e dei minerali latinoamericani. La caduta della richiesta asiatica si fa sentire molto in Cile, perché il Paese continua a dipendere del rame, che scenderà nella quotazione. Influisce anche la riduzione della politica di espansione monetaria della Federal Reserve americana.

LO SGUARDO INTERNAZIONALE
La società finanziaria JP Morgan ha presentato ai suoi clienti un rapporto dove analizza le riforme proposte da Michelle Bachelet: “Nonostante le iniziative negative per il mercato, la riforma fiscale e i cambiamenti nella Costituzione sono positivi”. Per Deutsche Bank le riforme hanno una base economica e sociale. “il relativamente piccolo settore pubblico del Cile, insieme al basso carico tributario corporativo, lascia spazio per potenziare il pagamento delle tasse e aumentare la spesa sociale, specialmente nell’istruzione”, hanno spiegato.

Infine, Alfredo Coutiño, direttore di Moody´s per America latina, dice che il Cile dovrà fare i conti nei prossimi anni con una caduta della crescita. “Il programma deve cercare di mantenere la disciplina fiscale, a favore della stabilità dei prezzi”, ha spiegato.

I NUOVI VOLTI DEL CONGRESSO
Una delle novità di queste elezioni è stata la vittoria dei leader del movimento degli studenti del 2011, oggi deputati cileni. Si tratta di Camila Vallejo e Karol Cariola, Giorgio Jackson del movimento Revolución Democrática e Gabriel Boric degli Autonomistas. I giovani hanno ottenuto più del 75% dei voti. Sono rimasti fuori dal Parlamento, invece, altri leader: Francisco Figueroa, Sebastián Farfán e Daniela López.

Cile, così Matthei ha costretto al ballottaggio Bachelet

Nonostante i pronostici, l’ex presidente e candidata della Nuova Maggioranza, Michelle Bachelet, non è riuscita a vincere nel primo turno delle elezioni presidenziali in Cile. Ha ottenuto il 46,68 percento dei voti e dovrà concorrere in un secondo turno con la candidata della destra, Evelyn Matthei, il prossimo 15 dicembre. Il risultato ottenuto da Matthei è stata una sorpresa. L’ultimo sondaggio…

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