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Si stanno succedendo numerose votazioni nella Commissione affari costituzionali del Senato in riferimento ad “una” necessaria ma ancora indefinita legge elettorale. Sembra che tutti siano d’accordo nel dire solo: “Basta con il Porcellum”.
Ma occorre aver presente da un lato che l’attuale Parlamento è stato tutto eletto con il Porcellum e dall’altro che non esiste una sola legge elettorale capace di dar vita ad una identica maggioranza politica in entrambe le Camere, almeno fino a quando avremo un Senato eletto su base regionale.
Ma in aggiunta a questi due rilevantissimi problemi, è progressivamente emersa una questione che costituisce quasi un preambolo per qualunque legge elettorale: il bipolarismo.
Sembra infatti che non si possa ormai vivere in un sistema politico che non sia bipolare o persino bipartitico, quasi che ogni altro sistema sia inefficiente o poco democratico. Il che non è vero: basti guardare alla Repubblica federale tedesca e ai sistema politico olandese.

Occorre infatti ricordare che i sistemi elettorali tendono per loro natura ad essere complessivamente coerenti con l’evoluzione delle rispettive società nazionali.
Il passaggio da monarchie più o meno assolute a monarchie costituzionali; da repubbliche più o meno populistiche, a repubbliche compiutamente liberal-democratiche hanno finito con il tener conto sia di questi fatti istituzionali molto significativi, sia del progressivo allargamento dell’elettorato attivo a prescindere da condizioni economiche di partenza e dal genere.

La questione della nuova legge elettorale in Italia fa pertanto parte del molto complesso problema del tuttora incompiuto passaggio da un’antica (anche se molto bistrattata) Prima Repubblica ad un sistema istituzionale anche nuovo, da lungo tempo invocato ma ancora non realizzato.
Tutta la costruzione costituzionale della cosiddetta Prima Repubblica si è infatti basata sul sistema elettorale proporzionale, che ha certamente convissuto sia con il bipolarismo ideologico comunismo-anticomunismo, sia con il bipolarismo politico tra Dc e anti-Dc.
Molti possono pertanto essere i sistemi elettorali che convivono con questo o con quel bipolarismo, ma deve essere chiaro che non esistono sistemi elettorali capaci di per se stessi di dar vita a sistemi politici bipolari.

La evoluzione in senso bipolare di un sistema attiene infatti alla storia sociale e politica di uno specifico Paese; ai modi con i quali è stato esercitato il potere di governo al centro e in periferia; al rapporto tra l’economia di mercato – sostanzialmente basata sulla libertà di iniziativa economica – e l’economia pianificata – sostanzialmente basata sulle scelte adottate dallo Stato, e non dagli operatori privati.
Nel caso di specie che sta interessando sia i soggetti presenti oggi in Parlamento, sia larga parte dell’opinione pubblica televisiva, stampata e digitale, è stato introdotto in particolare anche il tema del decreto legge in materia elettorale.

E’ di tutta evidenza che non si sarebbe in presenza dei presupposti costituzionali della necessità e dell’urgenza almeno fin quando un sistema elettorale esiste, anche se è l’odiatissimo Porcellum. Se tuttavia la Corte Costituzionale dovesse annullare l’attuale legge elettorale, creando un vero e proprio vuoto, allora forse si potrebbe ricorrere ad un decreto legge.
Questo finirebbe infatti con l’assumere le caratteristiche di un intervento di supplenza costituzionale. Ma è di tutta evidenza che in caso contrario, non si potrà invocare l’intervento del governo, perché non vi sarebbe alcuna necessità di supplenza.

Non diventeremo bipolari per decreto

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