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Matteo Renzi ha ormai preso in mano le redini della politica italiana. Dopo la sua ascesa elettorale al vertice del Partito Democratico, non sta perdendo tempo nel dare avvio a una nuova fase storica. Quando nel 2008 Walter Veltroni perse le elezioni nazionali, sul Riformista scrissi che era il momento giusto per lui di aprire un’inedita linea di dialogo con Silvio Berlusconi. In ogni sistema democratico che si rispetti, i due maggiori concorrenti, infatti, si legittimano reciprocamente e si combattono vicendevolmente. In caso contrario si alimenta fatalmente lo spappolamento della rappresentatività. Tanti motivi impedirono allora di superare l’odio pregiudiziale della sinistra verso il cavaliere nero, e il risultato è stato il caos che si è diffuso da allora a macchia d’olio.

EFFETTI POTENZIALE DEL PATTO RENZUSCONI

Oggi, all’opposto, forte di una sua appartenenza alla società civile e di una distanza dalla logica di Botteghe Oscure, Renzi compie il passo decisivo nel migliore dei modi, l’unico davvero efficace: definire con Berlusconi la legge elettorale. Sembra che una luce cominci ad accendersi in fondo al tunnel. Se, infatti, l’accordo sulle regole andasse a buon fine, ci troveremmo in una circostanza particolarmente favorevole. Avremo uno snellimento del numero dei parlamentari eletti come potere legislativo, e un’aria politica più respirabile e meno tumefatta. Potranno esservi due maxi alleanze che avranno la possibilità di raccogliere partiti politici diversi, le quali saranno invogliate a restare unite per ottenere il 15 % del premio di maggioranza. Difficile negare che così vi sarà pure maggiore governabilità e meno trasformismo. Non mi stupisce che Berlusconi, uomo intelligente e pragmatico, abbia accolto bene questa via di uscita. La nuova legge elettorale consentirà, se sarà ben formulata, di mantenere, inoltre, il pluralismo tra le forze politiche interne alle contrapposte coalizioni, costringendo tutti i simili ad allearsi e restare fedeli tra loro per battere gli avversari.

LE PROSPETTIVE DI CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA

Certo, il centrodestra parte lievemente avvantaggiato rispetto al centrosinistra. Infatti, la coalizione moderata contempla al suo interno non solo Ncd e Forza Italia, ma anche Lega, Fratelli d’Italia e Destra; mentre, se si esclude Sel e probabilmente Scelta Civica, nel centrosinistra non vi sarà facilmente un numero di partner altrettanto vigoroso.

L’OBIETTIVO DI MATTEO RENZI

Guardando con un minimo di prospettiva, Renzi tenterà tuttavia di giungere da solo al premio di maggioranza, provando ad avverare la tanto evocata “vocazione maggioritaria” del suo partito. Un punto interessante quest’ultimo, che potrebbe stimolare la nascita di nuovi soggetti politici a sinistra, unificando il centrodestra e permettendo a Renzi di prendere intanto un consenso tutto suo senza perdere quello della propria base di sinistra. Ciò è possibile, purché, ovviamente, tutti vogliano seriamente scegliere, ferma restando la propria peculiare identità, da che parte stare nello scacchiere generale.

LE SOGLIE DI SBARRAMENTO

La differenza, infatti, tra l’8% e il 5% di sbarramento, ossia tra chi va da solo e chi sta in compagnia, non è per nulla indifferente. La coalizione farà da volano ai partiti piccoli, garantendo quelli grandi, mentre non sarà necessaria a Beppe Grillo, il quale valicherà da solo facilmente la soglia minima richiesta e potrà continuare a tirare sassi contro il muro in totale autonomia.

IL FUTURO DI ALFANO

Un’osservazione finale deve essere fatta, però, sul centrodestra. La paura e lo sconcerto di Angelino Alfano davanti a quest’accordo Renzi-Berlusconi va capito, sebbene sia ingiustificato e, in realtà, molto, molto discutibile. A differenza di Stefano Fassina, che si preoccupa motivatamente dell’impatto psicologico-elettorale dello sdoganamento del Cav. avvenuto in casa propria, il Nuovo Centrodestra ha solo da guadagnare con una legge elettorale di questo genere, offrendogli un riparo elettorale sotto il tetto protettivo di Berlusconi. Se, in fin dei conti, la spiegazione vera della scissione del Pdl è stata quella presentata pubblicamente, ossia la sopravvivenza del governo Letta, allora il venir meno delle ragioni politiche del divorzio, con nuove elezioni o altre forme di reinserimento di Forza Italia nella democrazia, dovrebbe spingere il Ncd a rimanere un partito indipendente ma disposto ad allearsi per vincere lo scontro finale. Se, invece, vi era in Alfano un’ambizione autenticamente maggioritaria, allora stiamo nel regno della pura fantasia o delle piccole utopie personali, per non dire dell’astratto antiberlusconismo: in ogni caso, non nella realtà delle cose.

LE PROSPETTIVE DEL CENTRODESTRA

L’intero centrodestra, in direzione opposta, ha l’obbligo, e tutti lo sanno, di federarsi e unirsi, creando uno spazio politico eterogeneo, ma forte e compatto per tutti i moderati. Tanto più che l’emergere di una nuova classe dirigente e finanche di nuove leadership, prospettiva urgente specialmente nel Ncd, sarà meno ardua con questa legge elettorale rispetto ad altre eventuali, come i sindaci d’Italia o le variabili forme di maggioritario.

L’OCCASIONE PER L’ITALIA

Siamo davanti, dunque, a una grande occasione per l’Italia, determinata da un politico nuovo, Renzi, che vuole seriamente essere messo in condizioni di governare, riconoscendo lo stesso diritto, il ruolo e la rappresentatività politica anche a Berlusconi. Tutto il centrodestra, nuovo e vecchio, profitti quindi della situazione, rendendo fattibile il confronto politico tanto atteso tra le due grandi anime ideologiche della nazione, l’una conservatrice e l’altra progressista, sapendo bene che, in conclusione, chi vincerà potrà assumersi a pieno l’onore di guidare il Paese, mentre chi perderà potrà fare responsabilmente l’opposizione, non assecondando trattative microscopiche, adatte solo ad alimentare il disfattismo di Grillo e il crack economico del Paese.

In Italia, d’altronde, com’è sempre avvenuto, non vi sarà pacificazione mediante un compromesso storico, ma attraverso un bipolarismo completo, chiaro nei presupposti e inequivocabile nei risultati.

 

Perché Alfano deve appoggiare il progetto bipolare di Renzi

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