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Che piaccia o meno, che indigni o appassioni, c’è un elemento ben poco partitico ma molto politico nel discorso-comizio tenuto oggi da Silvio Berlusconi al Consiglio nazionale del Pdl in cui è stata sancita la rottamazione del Pdl e la resurrezione di Forza Italia.

Se è stato già sottolineato come Silvio Berlusconi, al di là di qualche precisa stilettata, in verità non ha bistrattato più di tanto Angelino Alfano e gli altri governisti che non aderendo alla riesumata Forza Italia hanno dato vita a gruppi parlamentari denominati Nuovo Centrodestra, le invettive anti Germania sono state relegate da alcuni osservatori a mera revanche verso la Cancelliera Angela Merkel che si prodigò non poco nel consigliare un cambio di leadership in Italia mentre il premier Berlusconi era investito da una caduta rovinosa nell’immagine internazionale e che contribuiva a screditare indirettamente tutta l’Italia.

In verità i toni anti tedeschi e anti europei ai quali Silvio Berlusconi è ricorso oggi, e non solo da oggi in verità, non possono essere considerati come un’improvvisata tattica politica ma rientrano invece in una precisa strategia che non deve essere sottovalutata in termini elettorali. Innanzitutto perché, come abbiamo sottolineato in alcuni approfondimenti, soffia sempre più in Europa un vento politico che i detrattori definiscono “populista”, basta vedere l’avanzata di Marine Le Pen in Francia e di altri movimenti in altri Paesi, Inoltre l’enfasi anti europea di Berlusconi cerca di anche di erodere quei voti di opinione, e che spesso allignano in un elettorato disincantato e dedito all’astensione, che portano acqua al mulino di Beppe Grillo il quale non a caso viene identificato in Italia come il leader del movimento più anti euro che ci sia.

Certo, ha ragioni indubbie chi sottolinea come l’attuale Berlusconi critico verso il Fiscal Compact sia lo stesso leader politico che da premier ha comunque sottoscritto quei patti europei oggi considerati delle gabbie mortali. Ma va anche riconosciuto che temi e toni usati oggi da Berlusconi sono del tutto simili sia a quanto sostiene da tempo Renato Brunetta che una parte anche dell’accademia, capeggiata da economisti come Alberto Bagnai e Antonio Maria Rinaldi, oltre che da giuristi del calibro di Giuseppe Guarino. D’altronde la richiesta di una Bce vera prestatrice di ultima istanza come la Fed americana o la Boe inglese è caldeggiata da tempo anche da noti e stimati liberali come il bocconiano Guido Tabellini. Non proprio un pericoloso populista.

Berlusconi contende a Grillo la battaglia anti euro

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