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Niente scorporo della rete, vade retro Telefonica, subito una nuova Opa alla Mucchetti e la Cassa di Bassanini entri nel capitale di Telecom Italia. Sono queste le indicazioni che emergono da una bozza di documento che la Cgil ha intenzione di consegnare al governo. Il documento della confederazione capeggiata da Susanna Camusso parte dal recente aumento della quota di Telefonica all’interno di Telco, che controlla Telecom Italia, e avanza suggerimenti che saranno inviati a Palazzo Chigi, agli azionisti di Telecom Italia e ai vertici della società ex monopolista.

Opa alla Mucchetti, grazie

La mossa degli spagnoli, secondo la confederazione di corso Italia, deve far meditare il legislatore, per indurlo a rivedere la normativa sull’Opa (Offerta pubblica di acquisto) che fissa al 30 per cento la soglia oltre la quale scatta l’obbligo di Opa da parte dei soci che intendono scalare un’azienda quotata in Borsa. “Nel caso di Telecom Italia – scrivono gli esperti della Cgil – 4 soci nel chiuso di una stanza, con una quota di controllo pari al 22 per cento del capitale sociale, hanno deciso le sorti dell’azienda togliendo ogni diritto alla maggioranza dei soci”. E’ evidente, per il sindacato capeggiato da Camusso, “che si tratta di un vuoto legislativo che deve essere prontamente colmato perché risulta inaccettabile e dannoso per il mercato, che siano sacrificati i piccoli azionisti a causa di una carenza di legge che tuteli gli investimenti minori”. In altre parole si auspica una soluzione come quella individuata nella mozione bipartisan, promossa da Massimo Mucchetti (Pd), che impegna il governo a rivedere la legge sull’Opa.

Niente scorporo, please

Sulle ipotesi che si rincorrono, per la verità da anni, o meglio da quasi un decennio, sullo scorporo della rete fissa per rendere indipendente e “terzo” il controllo della rete fissa di Telecom, la Cgil ha le idee chiare, come si legge nel rapporto in fieri negli uffici della confederazione di corso Italia: “L’ipotesi dello scorporo aprirebbe la strada alla frammentazione di un’azienda, il cui patrimonio non è solo negli elementi fisici e nel software gestionale e di controllo, integrati fra loro”. Il sindacato capitanato da Camusso critica anche l’idea che con lo scorporo si tutelerebbe al meglio la sicurezza dei dati telefonici: “Scorporando l’infrastruttura di rete – si legge nel report Cgil destinato a finire sulle scrivanie del governo e di Telecom – non si otterrebbe l’obiettivo di proteggere alcunché di strategico se non dal punto di vista della concorrenza”.

La soluzione sta in Cassa

Cosa fare per Telecom Italia? E’ la domanda che campeggia nell’ultimo capitolo del documento redatto dagli esperti della Cgil. La risposta è duplice. Da un lato il governo deve negoziare con Telefonica precise garanzie sugli investimenti e sul futuro di Telecom, oltre che un aumento di capitale tale da dare “solidità finanziaria all’azienda (5 miliardi di euro)”. Dall’altro lato, l’aumento di capitale – auspica la Cgil in sintonia su questo aspetto con i piccoli azionisti di Telecom riuniti nell’associazione Asati – dovrebbe essere riservato a Cassa depositi e prestiti, magari attraverso il fondo F2i della Cdp presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’ad, Giovanni Gorno Tempini.

F2i?, o la Cgil voleva dire Fsi, il fondo strategico della Cdp? Cercheremo di capirlo.

 

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