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Ecco perché Christine Lagarde, direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, si è detta “delusa” dalla legge finanziaria statunitense approvata nella notte: non fornisce i finanziamenti necessari per la riforma della governance dell’istituzione auspicata da quattro anni.

STOP
La storica riforma del Fondo Monetario Internazionale, nelle intenzioni, avrebbe dovuto raddoppiare il peso dei Paesi emergenti oltre che le risorse oggettive. Ma il Congresso Usa non ha raggiunto il consenso sulle misure di rifinanziamento: esse sarebbero state propedeutiche alla ratifica della riforma del 2010 che ridisegna le quote e la governance dell’istituzione di Bretton Woods.

DELUSIONE
I negoziatori del Congresso hanno reso pubblico nella notte un testo monumentale, composto da ben 1.582 pagine, che dovrebbe evitare lo spettro di una nuova paralisi in seno all’esecutivo. Ma all’interno non vi è traccia della preziosa e auspicata erogazione di fondi che avrebbero permesso agli Stati Uniti di ratificare la riforma delle quote (di allocazione del capitale) del FMI. E, di conseguenza, la nuova governance. Un passaggio sul quale l’ex ministra del governo Sarkozy ha riversato un duro commento: “Sono delusa dal fatto che non sono state prese le misure necessarie per attuare questa importante riforma della governance“. E ancora: “Il mondo sta cambiando e noi siamo totalmente impegnati ad aiutare i nostri membri a finalizzare quanto concordato nel 2010 per garantire che il Fondo tenga il passo con i cambiamenti globali e affrontare le nuove sfide”.

IL POST DSK
Sotto la guida del suo CEO, all’indomani dell’uscita di scena di Dominique Strauss-Kahn, il Fmi immaginò di adottare quella che sarebbe dovuta essere nelle intenzioni la più ambiziosa mossa riformatrice del Fondo sin dalla sua creazione negli anni del dopoguerra. Fissando anche un termine di attuazione che però è scaduto alla fine del 2012. Alcuni analisti si spingono a far coincidere questo ritardo con l’eurocrisi scoppiata in Grecia dal 2010, che ha visto proprio nel Fmi uno dei principali attori per la proposizione e l’attuazione del memorandum, seguito anche da Spagna e Portogallo, con nel mezzo il nuovo intervento della troika su Cipro del marzo scorso.

USA
Intanto negli Stati Uniti l’anno è iniziato con il pollice in su per via dei numeri sulla crescita. Sul tema pochi giorni fa si è detta ottimista la stessa Christine Lagarde al termine della sua visita in Kenya. Per cui il Fondo si appresta a rivedere al rialzo le previsioni di crescita economica globale. Nulla si sa sulle origini di tale decisione, inaspettata per via della contingenza generale del Fondo e dell’economia mondiale, ma più d’uno si spinge a sostenere che a seguito di numerosi bollettini al ribasso, è ragionevole che si avvicini la ripresa dei Paesi avanzati: un oggettivo e possibile controbilanciamento alla frenata delle economie sviluppate.

twitter@FDepalo

 

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