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Modifiche, integrazioni, barricate, trattative. La legge di stabilità non è ancora giunta in Parlamento ma è già al centro delle reazioni di Pdl e Pd. Il segretario pidiellino Angelino Alfano la considera “l’inizio di un percorso che andrà certamente perseguito con ulteriore convinzione nel futuro e soprattutto rafforzato e migliorato in Parlamento”. Paradossalmente sulla stessa lunghezza d’onda il suo omologo del Pd, Guglielmo Epifani: “È una manovra che va apprezzata, ma che può essere migliorata dal Parlamento, specie sul fronte degli interventi sociali, come pensioni e non autosufficienti”. Dove intervenire, allora?

Cuneo fiscale
Uno dei terreni di maggior dibattito sarà quello relativo alla cosiddetta “operazione cuneo fiscale”, che nei fatti è già un macigno sulla strada del voto finale. Le risorse stanziate per l’aumento delle detrazioni fiscali sono di 1,5 miliardi (più 1 per le imprese): per i redditi intorno ai 15 mila euro si tratta di 14 euro al mese. Numeri su cui si registra l’insoddisfazione di Sindacati e Confindustria, ragion per cui il Pd (quasi interamente) propone di concentrare le risorse verso i redditi più bassi. Ma nelle due Camere si faranno sentire anche gli altri partiti, che già annunciano richieste maggiori. Una delle ipotesi potrebbe essere di tornare ai 5 miliardi da destinare a lavoratori e imprese. Con la prima conseguenza che occorrerebbero subito altri 2,5 miliardi.

Fassina
Il viceministro allEeconomia Stefano Fassina, che alcuni rumors davano per prossimo dimissionario, fa marcia indietro e prosegue la sua esperienza nell’esecutivo Letta: “So che ci sono dei vincoli, ma Letta mi ha garantito di poter proporre dei correttivi”. E ancora: “Resto per combattere il rigore imposto dalla Ue”. Secondo Fassina la politica europea è insostenibile: ma a questo punto bisognerà valutare in base a quali parametri riuscirà a convergere con la direttrice di marcia della legge targata Letta-Saccomanni, quindi molto europea.

Sanità
Il ministro pidiellino Beatrice Lorenzin ha evitato la scure di tagli al comparto, ma non sono esclusi interventi futuri sui ticket. Se quindi la rinuncia ai tagli è stata pari a 2,6 miliardi, ecco che i balzelli sulla specialistica e la diagnostica previsti dal 1° gennaio del 2014 persistono integralmente. Su questo il premier Enrico Letta si è impegnato con le Regioni per non farli scattare: ma il “patto per la salute” andrà corroborato con le coperture per andare in porto.

Fronte statali
Altro tasto delicatissimo è quello relativo agli statali, su cui gravano il blocco dei contratti e la questione degli straordinari. Per le risorse alle forze dell’ordine si è speso da subito l’ex ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri, a cui si affianca la nota dolens della cassa integrazione in deroga, destinata alle piccole imprese artigiane e commerciali: al momento i 600 milioni, che farebbero lievitare il budget per il 2014 a 1,6 miliardi, sono valutati come “insufficienti”.

Pdl e casa
La casa è da sempre non solo terreno di scontro programmatico col Pd ma un argomento caro al Pdl, che ma non ci sta e con il presidente della Commissione Finanze Capezzone dice che il calcolo dell’Economia è fatto sull’aliquota base che non tiene conto del «rischio stangata». Oltre a questo, ricordano da Piazza San Lorenzo in Lucina, c’è sempre pendente la seconda rata 2013: ma per cancellarla servono altri 2,3 miliardi.

Ecco come Pdl e Pd vogliono cambiare la manovra

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