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E’ stato un colpo di teatro quello inscenato ieri dall’ex premier Mario Monti, ma che rischia di avere gravi ripercussioni sulla formazione di Scelta Civica. Il partito che fondò la sua campagna elettorale è spaccato su più fronti.

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I tre fronti

La prima grande divisione è quella emersa ieri tra la linea del Professore, più riformatrice e critica verso la prudenza del Governo Letta, e quella maggiormente filogovernativa capeggiata dal Ministro Mauro e seguita da undici senatori (Albertini, Casini, De Poli, Di Biagio, Di Maggio, D’Onghia, Luigi Marino, Merloni, Olivero, Lucio Romano, Maurizio Rossi). Tuttavia nella piccola, ma intricata mappa della compagine di centro si delinea addirittura una tripartizione del gruppo sulla base delle sensibilità politiche.

Gli iper montiani

La parte più estesa numericamente dei parlamentari di Scelta Civica è quella dei fedelissimi alla linea del Professore che condividono le criticità sul governo e vorrebbero una piattaforma programmatica più liberale magari prendendo come riferimento la matrice europea data dall’Alde (anche se il Professore si era espresso più volte in favore del Ppe). Tra questi spiccano l’ex capogruppo al Senato Gianluca Susta, il portavoce Benedetto Della Vedova, il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il giuslavorista Pietro Ichino. Core business del gruppo: l’equidistanza tra i poli di centrodestra e centrosinistra.

I Popolari pro Alfetta

Il secondo gruppo è invece quello dei popolari capace di dialogare maggiormente con i parlamentari Udc e soprattutto più disposto ad aperture di credito verso Angelino Alfano e gli altri ministri Pdl. Alla testa del gruppo s’iscrivono Mario Mauro, Andrea Olivero e Salvatore Di Maggio. Qui l’occhio è puntato sulla grande famiglia del popolarismo europeo e sulla costruzione di una reunion cattolica.

I renziani non palesi

Esiste poi un numero più ristretto di parlamentari che non escluderebbe di mettere la freccia a sinistra nel caso in cui Matteo Renzi diventasse segretario del Partito Democratico, tra questi si annoverano Andrea Romano, Irene Tinagli e il piemontese Mariano Rabino.

Rotta europea

Viene da chiedersi se in un momento così liquido Scelta Civica sarà in grado di affrontare il nodo delle elezioni europee. E’ possibile che una parte del gruppo, quella più proclive alla costruzione di una sinistra laburista, migri nel Partito Democratico nel momento in cui il Sindaco di Firenze siederà sulla poltrona di segretario o quantomeno da quel momento esprima decisamente il proprio posizionamento.

Destino liberale o popolare

Per quanto riguarda le altre due aree, quella liberale e quella popolare, la spaccatura potrebbe diventare definitiva qualora nel Pdl si accelerasse già prima delle europee la separazione tra falchi e colombe. In questo caso nulla impedirebbe a Mauro e Co. di sedere allo stesso tavolo di Alfano, Lupi e Quagliariello per puntare diretti alla costruzione di un partito popolare italiano. Nel caso contrario è probabile che il gruppo resti unito pur non condividendo l’orientamento politico europeo per questioni di opportunità elettorale vista la perdita del suo leader Monti e considerata anche la scarsa influenza che le famiglie europee hanno sull’elettorato.

La confusione sotto il cielo è grande, i tempi dell’Agenda Monti sembrano solo un ricordo sfumato.

Ecco i tre fronti in conflitto fra i montiani

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