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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Domenico Cacopardo apparso sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi.

La ministra Cancellieri va oggi in Parlamento per spiegare il proprio operato nei confronti di Giulia Ligresti, in custodia cautelare.

Sarebbe stato meglio che, quando è emersa la telefonata (con cui assicurava il proprio interessamento per la ‘reclusa’ anoressica) a Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, e l’intervento conseguente sul Dipartimento amministrazione penitenziaria, la signora avesse presentato irrevocabili dimissioni dall’incarico. Avrebbe prima di tutto tolto dall’imbarazzo il softleninista Giorgio Napolitano che l’ha voluta al governo. E poi, dato una mano a Enrico Letta che rischia di scivolare su questo imbarazzante fuori programma.

La difesa della ministra è peggiore di ciò che chiama errore e che, invece, è un reato: quello previsto dall’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio), che ha posto in essere ‘omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto (il figlio Piergiorgio Peluso).
Che ci sia tuttora – e ci sarà finché ci saranno in ballo le questioni processuali Fonsai – un permanente interesse della signora verso il clan siciliano è evidente. La conferma si deduce dalla non necessaria affermazione della ministra sull’antichissima(?) conoscenza con la Fragni, mentre il giornalista Federico Bianchessi testimonia la sua dimestichezza con i Ligresti sin dagli anni ’80, quand’era in Prefettura a Milano. E anche dalla sciagurata intervista (Corriere 3.11) del ben-liquidato figlio: «I Ligresti non hanno capito quanto è stato fatto per loro». Ci piacerebbe conoscere cosa sia questo “quanto”.

Sbaglia il Pd (Matteo Orfini) quando vuol sapere se la Cancellieri «faceva così per tutti»: sbaglia perché il codice penale prescrive che nel caso di specie, dati i rapporti familiari e d’affari, la stessa avrebbe dovuto astenersi da ogni iniziativa.
E nulla rileva il soccorso rosa di Giancarlo Caselli (che dice di non avere ricevuto pressioni per Giulia Ligresti), dato che il reato di abuso d’ufficio è un reato istantaneo che si è consumato nel momento della telefonata alla Fragni. Il link illecito consiste nel tentativo di acquisire gratitudine e benevolenza dal clan in relazione alla posizione del proprio figlio dentro il procedimento Fonsai.

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