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Dopo tre anni di assenza dalle scene musicali, Sangue Blues segna il ritorno di Paolo Belli e della sua big band. Il nuovo disco è un mix perfetto tra lo stile swing e il blues appunto. Undici brani tutti da ballare e di cui Belli è abbastanza soddisfatto. In una piacevole chiacchierata dai toni quasi informali, Paolo Belli racconta l’amore infinito per il suo lavoro, ma anche quello per la famiglia e per la vita che gli ha permesso di realizzare il sogno di quando era bambino: “Amavo la televisione e la musica e volevo fare un lavoro che mi permettesse di tenere vive entrambe le passioni. Direi che ce l’ho fatta”. Nonostante tutto, la sua grande umiltà e il non sentirsi arrivato, gli fanno tenere i piedi ben piantati a terra.

Paolo, partiamo da Sangue Blues. È soddisfatto?
“Sì, dai. Questo disco arriva dopo un po’ di silenzio. Quest’estate mi è stato proposto e da quel sì è nato un bel prodotto”.

Dai suoni sembrerebbe un disco registrato nei migliori studi americani.
“E invece no. Lo abbiamo registrato in un capannone diroccato dopo il terremoto dell’Emilia. Sono riuscito a convincere tutti a utilizzare quel luogo per dare linfa vitale a quella gente”.

Un difetto del disco?
“Ce ne sono alcuni perché tra le tantissime cose che ho da fare non ce la faccio a curare tutto in maniera perfetta. Per esempio vorrei migliore i testi”.

Il suo pezzo preferito?
“Questa domanda è cattiva. Le canzoni sono come i figli. Le dico quelle che mi piacciono di più. Questo amore, la prima canzone che ho dedicato a mia moglie; Io non sono normale e Italian boogaloo“.

È uno dei pochissimi che riesce a fare il musicista in televisione. Qual è il segreto?
“Ma non so se c’è un segreto. Quello che percepisco ai concerti o dalla gente che mi ferma per strada è che le persone sono felici per me come se ce l’avesse fatta il loro vicino di casa. Qualcuno a cui vogliono bene”.

Chi erano i suoi miti?
“Io scimmiottavo quelli che per me erano e restano i grandi: da Fred Buscaglione, a Enzo Iannacci, fino a John Beluche”.

Ma la passione per questo lavoro quando è scoppiata?
“Da giovanissimo, quando andavo ancora a scuola, mi piaceva fare il cialtrone”.

Il cialtrone? Non è una cosa positiva.
“I colleghi, quelli bravi mi dicono che sono uno showman, in realtà sono un cialtrone (ride, nda)”.

Ma che differenza c’è tra showman e cialtrone?
“Mah, non credo ci sia differenza. Dico cialtrone e non giullare perché a questi ultimi una volta gli tagliavano la testa (ride,nda)”.

A parte gli scherzi, quando è arrivato il successo?
“Avendo studiato al conservatorio, e grazie a una fortuna che qualcuno dal Cielo mi ha dato, ho iniziato a fare il musicista e ho messo sù la big band. Ma il mio sogno era quello di fare anche la televisione e a un certo punto questo è successo”.

In che modo?
“Con una convention a Pesaro in cui c’erano 12 mila persone ingiacchettate che dopo cinque minuti stavano facendo un trenino e da lì hanno ballato tutta la sera. Erano presenti Giorgio Panariello e Carlo Conti e mi hanno chiesto di fare televisione. Non lo avevo mai fatto ed ero timoroso, ma per me, ribadisco, era un sogno che si realizzava”.

Cosa le ha regalato il successo?
“Mi ha dato tante cose, belle e brutte. I miei piedi sono però ben piantati per terra”.

Come fa a non perdere la testa?
“Grazie alla tanta gavetta che ho fatto e non ho mai dimenticato e grazie a mia moglie, lei fa da àncora alla realtà”.

Cosa vuol dire fare tv e musica con 20 persone al seguito?
“Vuol dire avere una grande responsabilità, ma anche divertirsi molto e scoprire il valore inestimabile del gruppo”.

In che senso?
“Se io da solo valgo 10, e lei da sola vale altri 10, solo insieme arriviamo a 20. Questo fa la differenza”.

Ma non sogna una bella prima serata con un show tutto suo, a modi Fiorello?
“Di Fiore ce n’è uno solo. Sì, ci penso. Ma non sono uno che va a girare la giacchetta, non le conosco neppure le persone a cui potrei chiedere. Sono già fortunato così. Io 25 anni fa andavo a lavorare adesso mi diverto (ride,nda)”.

E se la proposta arrivasse da una rete diversa dalla Rai?
“In Rai mi sento a casa, ma la cosa più importante che mi spinge a firmare i contratti è poter fare quello di cui ho voglia”.

Apriamo in chiusura il capitolo Ballando. Come va?
“Molto bene. È programma con tante cose interessanti: belle musiche, abiti eleganti. Ricorda un po’ il vecchio varietà. Poi la cosa divertente è che è un talent dove non si vince nulla. La gente lo guarda solo per il gusto di vedere delle persone che, settimana dopo settimana, si mettono alla prova”.

Che rapporto ha con Milly Carlucci?
“Dico sempre di essere nell’università della telvisione con il miglior rettore. Può bastare?”.

Assolutamente sì. Chi vincerà secondo lei quest’anno?
“Uno sportivo. E di solito ci prendo”.

Nelle scorse settimane ci sono state tante polemiche soprattutto per quanto riguarda Anna Oxa. Cosa dice in proposito?
“Io quella sera ero nel salone delle stelle a sala spenta perché era una gara a sorpresa. A un certo punto però sono uscito per andare a vedere su un monitor di servizio quello che era successo. Ho visto il replay e ho pensato si fosse rotta tutto. Gli infermieri dell’ambulanza mi sono passati davanti poco dopo, ho chiesto e mi hanno detto che era una brutta roba. Ecco questo è quello che ho visto. Per il resto non so altro”.

Il Sangue Blues di Paolo Belli. "Diviso tra musica e tv realizzo il sogno di un cialtrone"

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