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L’accordo è stato siglato, sancendo il dominio della spagnola Telefonica in Telco, la holding che detiene la maggioranza relativa in Telecom Italia con il 22,4%. Una rivoluzione nella governance del gruppo guidato da Franco Bernabè che mette la società telefonica di fronte alla necessità di un aumento di capitale e al focus sui mercati emergenti, gli unici da cui trarre profitti preziosi. Peccato che le esigenze chiave di Telecom siano in contrasto con quanto lasciato intendere dal nuovo azionista di riferimento. E Bernabè finge di non essersene accorto.

L’audizione di Bernabè

Il numero uno di Telecom parla e auspica un aumento di capitale per l’ex monopolista, peccato che Telefonica si sia detta contraria. Parla di una Telecom non solo di Telefonica, considerando l’85% del capitale sul mercato, e sorvola sulle richieste dei piccoli azionisti di Asati, che invocavano un aumento di capitale ad hoc per la Cassa Depositi e Prestiti. Per non parlare poi del fatto che con l’operazione spagnola i piccoli azionisti possono dire addio all’Opa. Parla del focus sui mercati emergenti, quando la strategia di Telefonica, suo principale competitor in America Latina, punta a crescere nel gruppo italiano così da farsi largo nell’area.

E il presidente del gruppo ammette, nel corso di un’audizione alle Commissioni Industria e Lavori Pubblici del Senato, di essere venuto a conoscenza delle operazioni di Telefonica in Telco da un comunicato stampa. “Abbiamo avuto conoscenza ieri dalla lettura dei comunicati stampa della recente modifica dell’accordo parasociale tra gli azionisti di Telco”, ha detto Bernabé, fra lo stupore degli osservatori.

Il resto degli azionisti? 

Il riassetto azionario “porterà Telefonica ad avere il controllo di Telco e, quindi, a diventare l’azionista di riferimento di Telecom Italia, che resterà, tuttavia, una società quotata con circa l’85% del capitale sul mercato, incluse le azioni di risparmio”, ha affermato Bernabè. “Pertanto – ha aggiunto – le prospettive della società non riguardano solo Telefonica, ma l’intera platea degli azionisti”.

Telefonica conciliabile con il meglio per Telecom?

In questi anni, il rapporto tra Telefonica e Telecom Italia “è stato leale e produttivo”, ha commentato il presidente di Telecom, aggiungendo tuttavia che “la modifica dell’assetto azionario di Telco e il nuovo ruolo di Telefonica non potranno non riflettersi” sul processo decisionale relativo alla “soluzione più vantaggiosa” per il futuro della stessa Telecom.

L’aumento di capitale?

Per evitare il rischio downgrade Telecom potrebbe procedere “a un aumento di capitale, aperto a soci attuali o nuovi”, ha detto Bernabè aggiungendo che questa opzione darebbe solidità finanziaria, valorizzando le potenzialità dei nuovi investimenti, contribuirebbe al rilancio dell’economia. Un eventuale aumento di capitale per Telecom Italia “richiede condizioni di mercato e ritengo ci siano, perché è un momento di straordinaria liquidità, ci sono tanti investitori pronti a investire”, ha proseguito Bernabè in audizione.

Il focus sugli Emergenti?

La vendita delle partecipazioni in America latina di Telecom Italia “determinerebbe un forte ridimensionamento del profilo internazionale del gruppo e delle sue prospettive di crescita e comunque potrebbe non essere realizzabile in tempi brevi, compatibili con la necessita’ di evitare il rischio downgrade”.

Il ruolo della Cdp nello spin off?

Telecom Italia “conferma il proprio impegno a procedere nel confronto con l’Autorità e la Cdp” sullo scorporo della rete, “ma l’esito finale dell’operazione non è scontato e, in ogni caso, richiede tempi molto lunghi”.

Telecom, i sogni di Bernabè contrastano con le mire di Telefonica

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