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Nel giorno del 70esimo compleanno di un’altra tedesca, Angela Merkel, non proprio di passaggio nella storia europea, Ursula Von der Leyen sfoglia la margherita alla vigilia del voto che dovrebbe incoronarla nuovamente presidente della Commissione europea. Sembra in discesa l’accordo sui sì che le darebbero via libera, anche se non mancano alcuni dubbi sia sul sostegno dei conservatori di Ecr, sia sulle richieste del centrosinistra europeo che non vorrebbe includere Ecr.

Qui popolari

Il Ppe è Manfred Weber, che punta ad essere il regista della rielezione di Vdl e così far pesare i suoi voti in chiave parlamentare, dopo che cinque anni fa proprio il suo nome non fu ritenuto all’altezza e scartato, in primis da Emmanuel Macron. Oggi il numero uno dei popolari non solo ha puntato nuovamente su Ursula praticamente da subito, ma ha intrapreso una strada fatta di relazioni con altri Paesi/partner al fine di spostare più a destra il partito, per due ragioni di fondo: la nuova composizione dell’euro-aula, così come la maggior parte degli Stati membri, è a trazione centrodestra; in secondo luogo la differenza sostanziale tra le varie destre si coagula attorno al ruolo di Giorgia Meloni e di Ecr, con cui Weber ha sempre avuto buone relazioni.

Al contempo non è stato tenero con la presidente uscente, come dimostra la sua presa di posizione contro la transizione green avallata da Timmersman con il placet della commissione: “Se avremo la maggioranza nel prossimo Parlamento europeo, autorizzeremo nuovamente le auto con motore a combustione”, aveva detto alla vigilia elettorale, aggiungendo che il divieto è stato un grave errore di politica industriale”, alludendo alla forte industria automobilistica tedesca (che è connessa a quella italiana).

Von der Leyen solida, serve stabilità, è stato l’ultimo messaggio che Weber ha voluto inviare all’esterno, ma anche all’interno del suo partito, vista la possibilità che ci siano franchi tiratori domani, passaggio che si intreccia con i voti che da altre parti politiche potrebbero arrivare a sostegno. Inoltre il legame di Weber con Roma è solidissimo. 

Qui socialisti

Diverse le motivazioni per cui la socialdemocrazia europea, di cui fa parte il Pd, voterà Von der Leyen, conscia che non avendo vinto le elezioni del giugno scorso ha comunque una oggettiva convenienza nel partecipare nuovamente ad un governo europeo di larghe intese. Il comun denominatore degli alleati del centrosinistra in Europa, ovvero Scholz, Macron e Sanchez, è nel no che i tre avrebbero detto a Von der Leyen circa un’alleanza (programmatica o elettorale) con i conservatori di Giorgia Meloni.

Un elemento che si fa costante per una serie di ragioni politiche, ma che proprio perché rischia di diventare bastone fra le ruote di Ursula, è da prendere con le pinze. Tutto passa dai numeri e il voto segreto non aiuta quel “no” a Ecr, semmai lo depotenzia, perché la presidente uscente ha due obiettivi: allargare il più possibile la base elettorale che le consenta di bissare il suo mandato e non sfigurare rispetto al voto massiccio che ieri ha permesso a Roberta Metsola di essere confermata sullo scranno più alto del Parlamento europeo.

Terze vie

E qui entra in gioco il ragionamento sia sulle terze vie, che sul terzo blocco che potrebbe (o meno) assicurare i voti necessari a Von der Leyen. Il dialogo con Ecr è stato costante, e non solo in questo frenetico periodo, ma basato su programmi e convinzioni, come ha ripetuto pochi giorni fa il ministro delle politiche Ue, Raffaele Fitto, il maggior candidato italiano ad un ruolo nella futura commissione, quando ha detto: “Il nostro voto a Ursula? Dipende dal programma. Non è che votiamo sulla base di simpatie o antipatie”.

Ma terza via potrebbe aprirsi anche se non si dovesse concretizzare un’ampia maggioranza sul nome di Von der Leyen per una serie di veti che ha posto anche il gruppo dei Verdi, oltre che quello dei socialisti, al dialogo largo con Ecr. Circolano infatti alcuni nomi di potenziali federatori che trovano il gradimento di tutto. Per cui torna al centro la questione valoriale: pochi giorni fa Von Der Leyen ha chiuso il giro di consultazioni con Ecr e nell’incontro a Strasburgo Carlo Fidanza a nome di Fratelli d’Italia ha sollevato il tema della discontinuità su aree strategiche come il green deal, l’immigrazione e l’agricoltura: “I cittadini con il voto hanno chiesto a gran voce un’Europa diversa, una transizione non ideologica ma davvero sostenibile (anche economicamente), la valorizzazione delle nostre eccellenze e la difesa dei nostri confini. Non si può prescindere da questi punti”, ha detto il capodelegazione di Fratelli d’Italia – Ecr al Parlamento Europeo.

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