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C’è ancora tempo per rivedere decisione turca di scegliere una società cinese sotto sanzioni Usa per dotarsi di un nuovo sistema di difesa missilistica a lungo raggio. Le precisazioni di Ankara, tra gli alleati chiave di Washington nella regione mediorientale, sono arrivate ieri sulla scia delle perplessità e dell’irritazione statunitense per l’annuncio la scorsa settimana di un accordo tra il ministero della Difesa turco e la China Precision Machinery Import and Export Corp, conosciuta anche con la sigla CPMIEC. I cinesi erano riusciti a sbaragliare la concorrenza Usa ed europea.

In gran parte l’apertura ai cinesi è stata fatta per motivi economici, scrive in un editoriale Defense News. L’offerta cinese era la più conveniente, tuttavia gli analisti guardano alle ricadute internazionali. La Turchia è un membro Nato. Per l’alleanza si pone perciò il rischio di dover condividere segreti sulla difesa aerea e e missilistica con una società cinese che per di più lo scorso febbraio è stata sanzionata dagli Usa in base alla legge sulla non proliferazione che colpisce chi fa affari con Corea del Nord, Iran e Siria.
Il vincitore della partita è la Cina, spiega, il magazine online. Pechino “ha dimostrato di essere capace di vendere propri sistemi a un cliente sofisticato”, ora guadagnerà visibilità dal punto di vista militare e industriale e spazi nel mercato. Di contro a perdere in tutta la vicenda sembra essere proprio la Turchia, che rischia di aver un sistema di difesa aerea e missilistica non pienamente integrato con quello Nato, irritando inoltre alleati strategici.

Il consiglio di Defense News è che Ankara riveda la sua decisione. Le ultime dichiarazioni lasciano la porta aperta a questa soluzione, nonostante i turchi abbiano precisato di non essere tenuti a fare attenzione alle liste nere di altri Paesi.
“Non terremo in considerazione altro, se non l’interesse della Turchia”, ha detto il vice primo ministro, Bulent Arinc pur senza nominare gli Stati Uniti che avevano espresso “seria preoccupazione” per la scelta del sistema FD-2000.

“Siamo membri dell’Alleanza Atlantica e abbiamo buoni rapporti con tutti gli altri Paesi Nato, soprattutto con gli Usa. Tuttavia quando si tratta di difendere la Turchia, abbiamo il potere di prendere le decisioni senza guardare agli altri”, ha aggiunto. La decisione finale non è stata ancora presa, i cinesi sono per ora soltanto i primi della lista, ha ricordato invece il presidente Abdullah Gul, citato dal quotidiano in lingua inglese Hurryet Daily News.
Come scrive Reuters, a decisione turca ha colto di sorpresa gli analisti convinti che la scelta sarebbe ricaduta o sulla statunitense Raytheon per costruire missili Patriot o sul sistema italo-francese SAMP/T.

I missili cinesi di Ankara che irritano la Nato

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