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Il Global Government Requests Report, il primo rapporto del colosso con sede a Menlo Park, California, mette in luce le richieste arrivate a Facebook da 74 Stati per avere informazioni sugli utenti registrati al social network che coinvolgono almeno 38.000 utenti.

A guidare la classifica dei Paesi che hanno fatto più richieste sono gli Stati Uniti che nei primi sei mesi del 2013, hanno chiesto informazioni tra le 11.000 e le 12.000 volte coinvolgendo i profili di 20.000-21.000 utenti. Al secondo posto compare l’India che ha inoltrato 3.245 richieste riguardanti 4.144 iscritti.
Segue al terzo gradino il Regno Unito che ha inviato richieste a Facebook 1.975 volte per 2.337 profili.

Tra i paesi che hanno contattato più volte il social network fondato da Mark Zuckerberg figurano anche la Germania al quarto posto (1.886 richieste per 2.068 profili) e l’Italia al quinto (1.705 volte coinvolgendo 2.306 profili). Al sesto posto c’è la Francia con 1.547 richieste per 1.598 utenti.

Ci sono poi Paesi che hanno inoltrato pochissime richieste: Islanda, Giappone, Hong Kong e Russia, ad esempio, hanno interrogato Facebook solo una volta mentre la Danimarca 11 volte e Israele 113.

La percentuale delle richieste accettate

Facebook ha anche rivelato la percentuale di richieste per le quali ha rilasciato alcuni dei dati di cui i governi avevano fatto domanda. Per gli Stati Uniti quel valore è pari al 79%. E’ il Paese con la percentuale più alta tra i primi cinque che hanno avanzato il maggior numero di richieste dati. Il dato è arrivato al 50% per l’India, al 68% per il Regno Unito, al 37% per la Germania, al 53% per l’Italia e al 39% per la Francia.

Tra privacy e trasparenza

Il gruppo – si legge nel comunicato – ha deciso di rivelare i numeri delle richieste perché “la trasparenza e la fiducia sono valori fondamentali per Facebook”.

“Gestiamo tutte le richieste di dati provenienti dagli enti governativi attraverso procedure molto rigorose. Siamo convinti, infatti, che questo processo rappresenti una misura a protezione dei dati dei nostri utenti”, ha detto in una nota Colin Stretch, a capo dell’ufficio legale di Facebook. “Contrastiamo molte di queste richieste […]. Se dobbiamo rispondere a una richiesta particolare, condividiamo generalmente solo informazioni basilari, come il nome”, ha concluso Stretch.

L’iniziativa improntata alla trasparenza di Facebook arriva mentre l’amministrazione Obama è ancora alle prese con gli imbarazzi creati dalle rivelazioni dell’informatico Edward Snowden sui programmi segreti di spionaggio messi in atto dalla National Security Agency. I dati nelle mani del 30enne hanno infatti gettato ombre sui rapporti tra i governi (quello americano in prima fila) e i colossi tecnologici statunitensi e sulla protezione della privacy degli utenti.

A chi fa la spia Facebook

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