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Berlusconi non se lo aspettava, e nemmeno i commentatori nazionali e internazionali. Da almeno vent’anni a questa parte, Silvio Berlusconi è stato il “capo”. La figura indiscussa a cui genuflettersi. Il drago, il re assoluto che dall’alto della sua potenza economica, mediatica e politica ha tirato le fila dell’intero Paese, con il supporto, ovviamente, di un’ampia quota di italiani, che poi magari dato il voto nell’urna, il giorno dopo dicevano “ah non lo ho votato”.

Oggi, Silvio Berlusconi è un uomo anziano, fisicamente e moralmente indebolito, noioso e politicamente sconfitto dai suoi avversari, ma soprattutto dai suoi alleati, e in ultimo dalla storia.

Lo stupore deve essere stato davvero grande, dopo anni faticosi, con lo strappo con Casini e l’UDC prima, poi con Fini. Oggi è il turno di Alfano e di un ampia fetta del PDL, pronta a disertare gli ordini di Silvio Berlusconi, pronti a sostenere un governo Letta bis e dunque a creare un nuovo gruppo parlamentare che decreterebbe, nel caso questo accadesse, la fine dell’esperienza politica di Silvio Berlusconi e del centro destra italiano, populista, estremista e volgare.

Il “se” è d’obbligo, perché lo sappiamo bene, Silvio Berlusconi ha mote risorse, se non altro economiche, e fino all’ultimo istante non siamo in grado di dire se lo strappo di Alfano-Lupi-Cicchitto-Giovanardi-Lorenzin-Quagliariello avrà un effetto rilevante, o meno. Ma il dissenso espresso pubblicamente, il “no” gridato sonoro in faccia all’ormai leader-minimo Silvio Berlusconi, è un grande passo avanti rispetto alla politica berlusconiana degli ultimi vent’anni.

La destra italiana è sempre stata fortemente demagogica e a tratti autoritaria. Non c’è posto per una simile destra nel Partito Popolare Europeo, e soprattutto non nella moderna Europa. La destra di Angela Merkel, per esempio, è ad una distanza siderale in termini di approccio alla politica, dignità e valori rispetto a quella di Silvio Berlusconi, tanto che l’imbarazzo di Merkel quando viene nominato Berlusconi è evidente.

La speranza è dunque anche l’Italia possa godere di una nuova stagione politica, magari con la nascita di un centro destra molto più simile alla CDU di Angela Merkel che non ad Alba Dorata. Una destra che sarà sempre distante dalle mie convinzioni personali, ma con cui si possa discutere serenamente e trovare un punto di incontro per il bene del Paese.

A questo punto, però, si rende necessaria una rivoluzione politica anche a sinistra: il Partito Democratico ha l’opportunità di evolvere e di raccogliere la potente energia che si muove dal basso, per configurarsi come vero partito di centro-sinistra.

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