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Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori, il commento di Edoardo Narduzzi uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

Troppo facile, quando non si ottengono i risultati annunciati o promessi, additare responsabilità altrui. Il progetto europeo ha prodotto la più grande ondata di disoccupazione di massa giovanile in alcuni importanti stati dell’Eurozona accompagnata da un impoverimento delle stesse società. La moneta unica era stata venduta in tutt’altro modo, come un formidabile strumento di sviluppo economico e progresso sociale. Una novità che, da sola, avrebbe prodotto l’ingresso in una nuova frontiera di benessere e di opportunità di realizzazione dei sogni individuali. La realtà dei fatti è andata, almeno finora, in una direzione opposta soprattutto in alcuni paesi.

Chi è responsabile di questo iato tra attese e realtà dell’euro? Sicuramente politici e tecnocrati che hanno prospettato una visione di un’evoluzione della società che non erano in grado di garantire. Hanno venduto accattivanti illusioni per far passare il progetto a scatola chiusa al di sopra delle teste dei parlamenti e dei cittadini e, così facendo, hanno preso il grosso rischio con il quale oggi si trovano a doversi confrontare: gli effetti sociali dell’ampia asimmetria tra quanto venduto e quanto realizzato. La colpa, ovviamente, è tutta della classe politica che nei paesi in crisi non ha saputo fare le riforme che l’adozione della moneta unica rendevano non rinviabili. Come può un paese come l’Italia, che ha una p.a. che funziona con un’efficienza da Zambia, poter pensare di restare al passo degli standard imposti dall’euro rinviando ogni riforma dei meccanismi di funzionamento della macchina pubblica? Ovviamente non può, i capitali escono dalle aree meno efficienti dell’Eurozona per andare altrove.

Ma tutto ciò non significa che i populismi si sono impadroniti dell’Europa. La reazione degli elettori è, invece, ancora molto razionale: hanno preso atto che le tradizionali proposte politiche o le solite facce al potere non sono utili per restare nell’euro e voltano pagina. Il voto alle forze politiche più radicali nelle loro proposte di cambiamento e il seguito dei leader più giovani segnalano proprio l’opposto del pericolo populismo: il desiderio di restare agganciati all’euro ma con nuovi volti al timone.

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