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Chi ispira la controrottamazione in casa azzurra? E ancora, è possibile che nelle ultime settimane ci sia stata quasi una staffetta tra primogenita e terzogenita del Cavaliere, intente a darsi “il cambio” comunicativo sui media nazionali?

Marina e Barbara Berlusconi, al netto di incarichi e poltrone, sono il futuro (aziendale e politico): anche se al momento restano dubbi su quale delle due occuperà la casella azzurra e quale resterà a guardia di Cologno Monzese. La sola certezza è rappresentata dal fatto che nulla resterà come è ora.

Strategia
Il secondo passo, diretto ma al tempo stesso felpato, di una puntuale direttrice di rottamazione: la parabola di Barbara Berlusconi si arricchisce di un nuovo elemento utile, forse non solo ai posteri, per tracciare il perimetro di questa vera e propria strategia comunicativa che vede la figlia di secondo letto del Cavaliere impegnata sì all’interno del Milan calcio, ma con una verve quasi renziana dai contorni estremamente definiti. Un po’ filosofa, un po’ manager frizzante, Barbara nei primi anni all’interno dell’AC Milan ha scelto il basso profilo, tramutatosi progressivamente in voglia di mettersi alla prova. Quasi che la squadra meneghina fosse la palestra più adatta per sperimentare innovazione gestionale e capacità di amministrare una realtà complessa e affascinante. Ma avendo dalla sua la carta di identità e un modello “renziano” a cui fare il controcanto.

Barbara dixit
“Non ho mai chiesto la sostituzione dell’a.d., ma solo un mutamento della filosofia”. Come se le due cose non coincidessero. Inoltre la precisazione che ha fatto un attimo dopo all’Ansa chiarisce quale sia l’obiettivo: il Milan non spende poco, ma male, per via di una mancata programmazione, per l’assenza, a differenza di altre squadre italiane, di una rete di osservatori che vada a caccia dei giovani più promettenti quando ancora hanno costi accessibili, per l’abitudine di rivolgersi ai soliti procuratori che invece i prezzi li alzano. Non sono parole che ricordano le prime intemperanze renziane contro la nomenklatura del suo stesso partito?

Crisi Milan
Non mette alcun dirigente in discussione, non ne chiede ufficialmente la testa, ma di fatto Barbara sposa con forza una mossa di rinnovamento che parta dal numero due della società rossonera. L’attacco velato ad Adriano Galliani (che si occupa della squadra dal 1986) potrebbe essere interpretato come la plastica raffigurazione della veste indossata da Barbara Berlusconi. Impegnata, così come ribadito in più occasioni da queste colonne, in una sorta di restyling non solo negli atteggiamenti ma soprattutto nei ragionamenti. Quando dice di non volere le dimissioni di alcun componente dello staff Milan ma al tempo stesso aziona paragoni scomodi con altre squadre (ed altri staff) centra il nodo della questione.

Stop and go
Uno stop seguito immediatamente da un “go” che vede la terzogenita dell’ex premier da qualche settimana in prima fila, mentre fino a ieri tutti puntavano il grosso delle fiches su Marina, quasi non dando credito ad una esponenziale crescita della comunicazione di Barbara. Che invece, proprio come spesso in passato ha fatto suo padre, rovescia il tavolo e tira un sasso nello stagno. In attesa che i riverberi facciano il resto.

twitter@FDepalo

Barbara Berlusconi rottamatrice pure in casa Milan

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