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Mentre la Fed inciampa sulla comunicazione della sua linea monetaria, alla Bce si chiede di americanizzarsi, diventando una scatola di vetro aperta agli occhi dei politici dell’eurozona, e soprattutto, a quelli degli investitori. Quello che serve è una maggiore trasparenza, con la pubblicazione dei resoconti dettagliati delle riunioni del direttorio dell’Istituto di Francoforte che in gergo vengono chiamati “minute”, come fanno le altre Banche centrali delle maggiori economie avanzate. Verbali che dovranno indicare chi ha votato cosa assieme alle sue ragioni.

A chiederlo sono due esponenti chiave dell’istituzione, il francese Benoît Cœuré e il tedesco Joerg Asmussen, che siedono entrambi nel Comitato esecutivo. Una presa di posizione comune inconsueta, sotto forma di intervista a Le Figaro e al Süddeutsche Zeitung, da parte dei banchieri centrali designati dalle due maggiori economie dell’area euro nel direttorio ristretto dell’istituzione guidata da Mario Draghi. Posto però che nelle decisioni quotidiane prese alla Bce “le nazionalità non giocano alcun ruolo”, asserisce Asmussen.

Una nuova svolta nella trasparenza

Secondo il suo collega francese ormai “la Bce è la sola grande Banca centrale a non pubblicare le minute”. Laddove “a suo tempo” era stata all’avanguardia sulla trasparenza, essendo stata la prima in assoluto a far seguire le decisioni sui tassi da conferenze stampa esplicative del presidente. Per questo “personalmente – ha aggiunto Coeuré – ritengo che la Bce dovrebbe iniziare a pubblicare rapidamente i resoconti”.

I nomi e le motivazioni

A chiedere di indicare nomi e motivazioni dei votanti è invece Asmussen, secondo cui l’ipotesi di pubblicare le minute è attualmente in discussione nel Consiglio direttivo. Quest’ultimo è l’organo che governa la Bce, presieduto da Draghi vi siedono, oltre ai sei componenti del Comitato esecutivo tra i quali i due intervistati, tutti i governatori delle 17 Banche centrali dei paesi che attualmente usano l’euro. Che da gennaio diventeranno 18 con l’ingresso della Lettonia.

I passi da fare in vista della supervisione

Ma la nuova lotta per la trasparenza ha i suoi oppositori. Il quotidiano tedesco ha sottolineato che la pubblicazione delle minute resta controversa per l’opposizione delle lobby e dei politici che mettono sotto pressione i singoli policymaker. Tuttavia, i due membri del direttorio della Bce hanno chiesto una maggiore trasparenza a partire da quando l’istituto si imporrà alla guida della supervisione sulle 130 maggiori banche europee. Ma prima di questo passo, la Bce intende testare la qualità degli asset bancari in ognuno dei 17 Paesi dell’eurozona. E i controlli sui bilanci degli istituti di credito cominceranno all’inizio del 2014.

L’altro tipo di trasparenza che mette in crisi Bernanke

L’obiettivo dell’Eurotower è quello di americanizzare, rendendola più trasparente, la sua strategia comunicativa. Un concetto che però mette in difficoltà la stessa Fed di Ben Bernanke, che si prepara al meeting del 30-31 luglio, quando il board deciderà la ridefinizione della “forward guidance”, l’espressione usata per descrivere le loro intenzioni per i prossimi anni. Misurare le parole sarà di primissima importanza, sottolinea il Wall Street Journal. E secondo una ricerca di Bloomberg, il programma di acquisto di titoli da parte della Fed potrebbe scendere a 65 miliardi annuali dagli 85 correnti già a settembre. Le previsioni di New York saranno un’arma fondamentale nell’arsenale della banca centrale statunitense. Comunicare agli investitori che i tassi a breve termine rimarranno bassi a lungo li manterrà tali automaticamente, stimolando maggiore spesa, investimenti e crescita. Ma guai a confondere le intenzioni agli occhi degli investitori. A rischio ci sono nuovi picchi di volatilità dei mercati. E questo di messaggio lo conosce bene anche Draghi, minute o no.

Bce e Fed, nuove strategie di comunicazione cercansi

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