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L’ondata di indignazione globale che ha seguito le rivelazioni della stampa sul programma di sorveglianza elettronica della National Security Agency americana, potrebbe spingere Barack Obama a prendere provvedimenti ben più seri delle semplici scuse che dispensa in queste ore ai governi amici.

La sensazione è che la situazione sia, per così dire, sfuggita di mano all’Amministrazione Usa, che inizierebbe a temere serie ripercussioni sul piano diplomatico, dell’immagine e, persino, di non riuscire a controllare nel modo dovuto le pratiche di spionaggio messe in atto dalla sua intelligence. Semplice gioco delle parti? Può darsi.

L’IMBARAZZO DELLA CASA BIANCA
Intanto però – come spiega Paolo Mastrolilli oggi sulla Stampa – “l’imbarazzo della Casa Bianca” è in costante “aumento“. “La difesa americana – prosegue – finora si è basata su due punti: primo, così fan tutti, anche se magari con mezzi meno potenti; secondo, la raccolta di queste informazioni non serve a violare la privacy dei cittadini normali, ma a proteggerli dai terroristi che vogliono fare loro del male. Entrambe le affermazioni sono vere, ma a questo punto non bastano più a proteggere Washington dagli effetti negativi dello scandalo“.
Anche perché, nel frattempo, sono emersi dettagli che poco avrebbero a che vedere con la lotta alla minaccia qaedista, come l’intercettazione prolungata delle conversazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel e l’uso dello spionaggio elettronico come mezzo per appropriarsi di informazioni economiche, politiche e commerciali anche nei confronti dell’Italia, come hanno rivelato l’ex giornalista del Guardian Glenn Greenwald all’Espresso e l’ex capo dell’Intelligence di Parigi Bernard Squarcini a Le Figaro.

MAGGIOR BUONSENSO
A consigliare a Obama di correre ai ripari – come spiega ancora Mastrolilli – sono stati due editoriali gemelli, usciti ieri sul New York Times e il Washington Post, “che sostengono la stessa tesi: usate il buonsenso”. Allungare troppo l’orecchio non è “fondamentale per la sicurezza” e “compromette il rapporto con gli alleati. Quindi il governo intervenga, non per fermare i servizi di intelligence e rimpiangere di averlo fatto al prossimo 11 settembre, ma per stabilire i limiti e siringare un po’ di buonsenso nelle menti degli 007“.

CAMBIO DI STRATEGIA
E nelle ultime ore, in effetti, la strategia difensiva di Washington ha già subito un aggiustamento. James Clapper, Director of National Intelligence e Obama sono andati all’attacco per negare le proporzioni dello spionaggio.
Parallelamente la Casa Bianca ha avviato la revisione delle pratiche, e sta preparando la sostituzione del capo della Nsa Keith Alexander.
Il capo di Stato americano inoltre, nell’ultima telefonata alla Merkel – come evidenzia Federico Rampini su Repubblica – ha detto che “l’America sta rivedendo il modo in cui raccoglie intelligence, per bilanciare la sicurezza dei cittadini con le preoccupazioni sulla privacy“. Ammesso “che questa riforma avanzi – commenta l’inviato da New York – la sua lentezza tradisce la sottovalutazione del danno inflitto nel mondo intero al “soft power” americano“.
E anzi, nello stesso tempo, una fonte operativa del settore avverte: “Quando si alza tutto questo polverone, in genere serve a placare l’opinione pubblica. Dietro le quinte le operazioni continuano come sempre, perché tutti sanno che sono irrinunciabili“.

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