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È la prima città italiana a dotarsi di una propria strategia per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico e mettere in sicurezza il territorio con interventi da realizzarsi entro il 2030 , così come previsto dalla normativa europea del “Fit for 55”, ridurre cioè le emissioni del 55% entro il 2030 con l’obiettivo della neutralità climatica al 2050. E dare, anche,  attuazione a livello locale  al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato il 21 dicembre 2023 dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Il territorio di Roma ha visto, negli ultimi anni, cambiamenti significativi delle temperature e delle precipitazioni. Tra il 2011 e il 2021 l’aumento del caldo è stato più marcato rispetto alle altre città italiane. In particolare sono in aumento il numero dei giorni estivi e delle notte tropicali e la durata dei periodi di caldo (le cosiddette “ondate di calore”) con più di 40 giorni rispetto al decennio precedente. Stessa situazione per la frequenza e l’intensità di alluvioni e piogge intense, con conseguenti disagi e blocchi del trasporto pubblico e privato.

“Roma deve prepararsi per affrontare scenari di cambiamenti climatici che aumenteranno gli impatti e, quindi, il rischio a cui è esposta la sua economia e il tessuto sociale”. La Strategia ha proprio l’obiettivo di “affrontare questo nuovo scenario sulla base dei cambiamenti climatici attesi e degli impatti già in corso, tenendo in conto le migliori conoscenze ad oggi disponibili, in modo da capire i rischi e le vulnerabilità del territorio, delle persone, dell’economia e individuare i sistemi di  monitoraggio e gli indicatori necessari a comprendere i cambiamenti in corso”.

La lotta all’emergenza climatica passa da due obiettivi principali: quello della “mitigazione”, per ridurre le emissioni, e quello di “adattamento” agli impatti già in corso. La città di Roma è stata scelta dalla Commissione europea tra le 100 città della Mission “Carbon-neutral and smart cities by 2030” e fa parte delle reti C40 “Reinventing Cities” impegnate a combattere il cambiamento climatico anche con i piani di rigenerazione urbana.

Per quanto riguarda la mitigazione, l’Assemblea capitolina ha approvato, lo scorso novembre, il Piano Clima per ridurre le emissioni di CO2 del 66% entro il 2030 e contribuire, così,  al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 volto a limitare a un grado e mezzo l’aumento medio della temperatura globale entro questo secolo. Per l’adattamento è stata elaborata la Strategia per rispondere agli impatti che la città sta subendo, individuando le priorità di intervento, gli obiettivi e le misure da mettere in atto, le competenze e i finanziamenti necessari.

Sono quattro le priorità individuate dalla Strategia: la maggiore intensità e frequenza di piogge e alluvioni (con danni sempre più elevati, soprattutto nei quartieri più esposti); la sicurezza degli approvvigionamenti idrici per contrastare i periodi di siccità (risparmio, riduzione delle perdite); crescita delle temperature e delle ondate di calore (incendi, minaccia alla biodiversità, danni alla salute soprattutto per i soggetti più fragili); intensificazione degli impatti sul litorale (erosione, mareggiate, trombe d’aria, innalzamento del livello del mare).

“E essenziale – scrive il sindaco Roberto Gualtieri – preparare la città a condizioni climatiche che stanno cambiando e che muteranno ancora di più, come conseguenza delle emissioni di gas serra su scala globale. Mentre procede l’impegno a contenere entro 1,5 gradi l’aumento della temperatura media del Pianeta, come previsto dall’Accordo di Parigi e come Roma si è impegnata con il Piano clima, dobbiamo intervenire per rispondere a queste sfide. Quella dell’adattamento è una sfida a proiettare la città nel futuro, a ripensare e riqualificare i suoi spazi e a renderli più belli e funzionali”.

La Strategia di adattamento climatico di Roma Capitale delinea tre principali linee di intervento: le misure di prevenzione, allerta e protezione civile (informazione, sensibilizzazione, interventi); monitoraggio, studio e approfondimento (studio e previsione di scenari); misure per rafforzare la resilienza rispetto alle priorità individuate (spazi urbani, ecosistemi, tessuto sociale e economico). Individua, inoltre, l’orizzonte temporale entro il quale mettere in campo le azioni: il 2030 per adattare il territorio di Roma agli impatti in corso e a quelli prevedibili come conseguenza degli scenari climatici e degli impatti che potranno avvenire al 2050.

“Non è possibile, sottolinea il documento, proteggere Roma, come qualsiasi città del mondo, dai diversi impatti determinati dai cambiamenti climatici. La cronaca ormai quotidiana racconta alluvioni devastanti dovute a piogge che rovesciano in poche ore i quantitativi attesi in mesi o anni. A maggior ragione è impossibile garantire un sicuro smaltimento di quantità di piogge così rilevanti in una città che ha quartieri in ambiti dove può esondare il Tevere e a rischio frane, o costruiti abusivamente, e quindi con sistemi fognari inadeguati a smaltire forti piogge. La dimensione della vulnerabilità su cui intervenire è impressionante: secondo il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, redatto dall’Autorità distrettuale di Bacino dell’Appennino centrale, sono quasi 400 mila le persone che vivono in aree a rischio idrogeologico. Con circa 145 mila persone in aree soggette ad esondazioni dirette dei corsi d’acqua e circa 245 mila in zone interessate da potenziali fenomeni di alluvioni lampo”.

Il Piano è diviso in tre parti. Una prima parte in cui viene presentata l’analisi dei dati meteoclimatici, degli impatti in corso e dei rischi, degli scenari futuri di cambiamento climatico. Nella seconda si ricostruisce il quadro dei progetti in corso per una città più resiliente agli impatti. Come quelli sulla rete idrica che hanno consentito di ridurre le perdite al 28%. O quelli in cantiere finanziati con le risorse del PNRR e del Giubileo 2025 che riguardano la messa in sicurezza delle infrastrutture idriche e fognarie e delle aree a rischio esondazione,  la forestazione urbana e la riqualificazione degli spazi pubblici e l’estensione della rete di fontanelle di acqua potabile. Nella terza parte sono individuati gli obiettivi e le misure di adattamento per preparare il territorio della Capitale agli impatti in corso e a quelli prevedibili come conseguenza degli scenari climatici al 2050.

Il Mar Mediterraneo è classificato dall’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, come una delle aree del mondo più vulnerabili e dove sono più accentuati i processi di aumento delle temperature del mare e delle superfici terrestri. Da qualche tempo le analisi della Banca d’Italia mettono in evidenza “gli impatti che i cambiamenti climatici stanno già avendo e che avranno sull’agricoltura – Roma è il più grande comune agricolo del Paese – sul turismo, su molte attività economiche e sui servizi”.

Roma, nel corso della sua lunga storia, ha assistito a profondi cambiamenti culturali, sociali, economici, politici e territoriali. “Oggi abbiamo la possibilità di poter valutare quanto il cambiamento climatico globale potrà determinare e, proprio per questo, la responsabilità di prepararci con azioni necessarie a ridurre le conseguenze. Non solo, la città deve anche prepararsi a cogliere le opportunità in termini di riqualificazione che si potranno aprire per i quartieri e le aree coinvolti dagli interventi di adattamento”.

La strategia di Roma Capitale per adattarsi ai cambiamenti climatici

“E essenziale preparare la città a condizioni climatiche che stanno cambiando e che muteranno ancora di più, come conseguenza delle emissioni di gas serra su scala globale”, ha scritto il sindaco Gualtieri. Roma è la prima città italiana a dotarsi di una propria strategia per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico

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