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“Incoraggiamo il governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali”.

La missiva firmata da Mario Draghi e Jean-Claude Trichet, indirizzata al governo italiano nel settembre del 2011, era chiara: stimolo al risparmio della pubblica amministrazione, partendo proprio dall’eliminazione delle province, anche con provvedimenti a carattere di urgenza. Ma la pronuncia della Consulta, che ha sancito l’incostituzionalità del decreto ad hoc che tagliava le province italiane (con il relativo plauso dell’Unione delle province italiane), è in qualche modo anche una sconfitta per il vertice della Banca centrale europea, secondo alcuni esponenti del governo dell’epoca.

La missiva
Vergata a quattro mani da Mario Draghi e Jean Claude Trichet, la lettera caldeggiava l’esecutivo italiano nel dotarsi di strumenti innovativi e di politiche che riequilibrassero le discrepanze strutturali – e quindi finanziarie – italiane. Draghi e Trichet denunciavano l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Puntando l’accento sull’aumento della concorrenza, sul miglioramento della qualità dei servizi pubblici, sul ridisegno di sistemi regolatori e fiscali, sull’efficienza del mercato del lavoro (riforme, liberalizzazioni, welfare, contratti di lavoro). E sull’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Come il riferimento alla correzione del bilancio, a un deficit migliore di quanto previsto nel 2011. Oltre al sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità.

La risposta del governo Letta
Da Palazzo Chigi si registra il via libera al ddl per abolizione province: dal Consiglio dei ministri nulla osta al ddl costituzionale per l’abolizione delle province. Il premier Letta auspica adesso che “il Parlamento approvi il più rapidamente possibile”, in quanto “il governo intende salvaguardare i lavoratori delle province e le loro funzioni”. E annuncia “altre misure per gestire la fase transitoria”. Per questo il termine province è cassato dalla Costituzione italiana. Le parole del premier: “Il pronunciamento della Corte costituzionale ha bloccato il processo di abolizione delle province, ma dato che manteniamo l’orientamento di dare seguito a quello che era contenuto nel discorso con cui il governo ha ottenuto la fiducia, dove era scritto chiaramente ‘abolizione delle province’, abbiamo ritenuto necessario intervenire al maggior livello possibile, abrogando la parola province da tutti gli articoli della Costituzione”.

twitter@FDepalo

Province kaputt, il piano di Letta e la sconfitta di Draghi...

“Incoraggiamo il governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici…

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