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Non vi è un pregiudizio sul Muos, semplicemente ho ritenuto utile che, per un principio di rigore, l’indagine degli Usa venisse integrata da altre simulazioni”.
È il parere di Marcello D’Amore, professore ordinario di elettrotecnica dell’Università La Sapienza di Roma. Il docente è uno degli esperti che hanno depositato al Tar di Palermo una perizia che i giudici dovranno portare in udienza il prossimo 9 luglio.
In quella data i giudici amministrativi decideranno se accogliere le ragioni del Ministero della Difesa, che con gli Stati Uniti ritiene che l’impianto non sia nocivo per la salute, o della Regione Sicilia, che revocò a marzo l’autorizzazione a costruire il sistema di comunicazione. Sulla presunta nocività del Muos è atteso a giorni anche il parere chiarificatore dell’Istituto Superiore di Sanità.
In una conversazione con Formiche.net, il professor D’Amore spiega le motivazioni contenute nella sua perizia.

Professore, quali sono gli aspetti salienti della sua relazione?
Io ho illustrato le caratteristiche di progetto con riferimento specifico ai tre riflettori parabolici e alle due antenne elicoidali che sono previste nel Muos. E ho evidenziato come, a mio parere, sia necessario approfondire la documentazione presentata dagli Usa.

Perché?
Io posso anche ritenere che le emissioni delle antenne siano sotto ai limiti di legge, come affermato da studi commissionati dagli Usa e anche da quelli dell’Arpa. Ma ho chiesto che la certezza di questa valutazione provenga da una simulazione più complessa fatta con opportuni codici numerici. E poi c’è il dubbio sull’interferenza delle onde elettromagnetiche con i velivoli dei vicini aeroporti, tra cui Comiso.

Gli Usa hanno illustrato i dati riguardanti la distanza del Muos di Wahiawa (Hawaii) che è di soli 7 chilometri da un importante aeroporto turistico. Finora non vi sono state interferenze.
Vero, ma un approccio tecnico mi impone di richiedere testimonianza scientifica di ciò.

E cosa pensa dei timori sulla salute manifestati dai cittadini del comitato No-Muos?
Le conclusioni di una indagine di conformità degli americani sostengono che la distanza minima oltre la quale il campo elettrico è inferiore al limite di legge è di 135 km. L’antenna ha un angolo di elevazione di 17 gradi. Al contrario è necessario effettuare il calcolo del campo elettromagnetico anche in vicinanza del terreno, nella regione cosiddetta di campo vicino.

I tecnici e alcuni professori – tra cui l’esperto della John Hopkins University, John Oetting – hanno spiegato che è tecnicamente impossibile che si scenda sotto una certa angolazione, vista la conformazione dell’impianto.
È nostro dovere tenere conto di qualsiasi evenienza. Ad esempio un terremoto. Anche io ho fatto un calcolo molto approssimato, secondo cui si può ritenere che la densità del segnale all’altezza del terreno è inferiore a quella del limite consentito. Ma, come detto prima, sono simulazioni che secondo me andrebbero approfondite in virtù di maggiore rigore e completezza.

Quindi le sue sono rilevazioni che non bocciano definitivamente l’impianto?
No, io non faccio valutazioni ideologiche, ma mi baso su dati scientifici che, se integrati, sarebbero soddisfacenti. E poi credo che una volta chiariti questi dubbi, si tratterà solo di fare una scelta politica.

Muos, ecco la verità del perito del Tar di Palermo

“Non vi è un pregiudizio sul Muos, semplicemente ho ritenuto utile che, per un principio di rigore, l’indagine degli Usa venisse integrata da altre simulazioni”. È il parere di Marcello D’Amore, professore ordinario di elettrotecnica dell’Università La Sapienza di Roma. Il docente è uno degli esperti che hanno depositato al Tar di Palermo una perizia che i giudici dovranno portare…

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