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C’è ben poco di romantico o quanto meno di improvvisato nella relazione di Edward Snowden con la Russia e altri Paesi non amici degli Stati Uniti. L’autore di quello che è stato ribattezzato come “Datagate” (o “Nsagate“) ha dato vita ad una fuga di notizie sul sistema di intelligence tale da compromettere la sicurezza nazionale della sua nazione e degli alleati.

Soltanto ieri lo Spiegel annunciava la pubblicazione di documenti (sottratti da Snowden) che proverebbero la capacità di spionaggio da parte dei servizi segreti americani presso le Nazioni Unite. La notizia, almeno apparentemente, non ha destato reazioni evidenti ma non c’è dubbio che le informazioni che Snowden distilla ai media sono utilizzate per danneggiare gli Stati Uniti e ci sono ormai sempre meno dubbi sui reali rapporti con la Russia.

L’ex tecnico della Nsa avrebbe contattato le autorità russe “prima di imbarcarsi sul volo Hong Kong-Mosca” a fine giugno, a differenza di quanto ammesso finora da entrambe le parti. Lo riferisce il quotidiano russo Kommersant, secondo cui “Snowden trascorse alcuni giorni nel consolato generale russo di Hong Kong”, dove “festeggiò anche il suo trentesimo compleanno”, il 21 giugno scorso. Le autorità aeroportuali di Mosca, riferisce Kommersant, “erano convinte di liberarsi di Snowden al massimo in 24 ore”.

Il fuggitivo infatti “aveva già in mano un biglietto aereo per Cuba“, scalo intermedio in vista di approdare in un altro Paese dell’America Latina disposto a concedergli asilo politico (Venezuela o Bolivia). Il 24 luglio scorso, però, sul volo Aeroflot da Mosca a L’Avana, Snowden non è mai salito. Le autorità Usa, spiega Kommersant, “lo bloccarono nello scalo moscovita minacciando di “conseguenze sgradevoli” L’Avana e altri Paesi, se avessero concesso asilo a Snowden”.

In seguito alle pressioni statunitensi, Cuba comunicò a Mosca che l’atterraggio del volo Aeroflot, con a bordo Snowden, non sarebbe stato autorizzato. Una fonte “vicina al Dipartimento di Stato Usa” ha confermato che l’isola caraibica è tra i Paesi che hanno ricevuto “avvertimenti” da Washington per l’eventualità in cui avessero prestato “qualsiasi forma di aiuto” al fuggiasco Snowden.

Avvertimenti che evidentemente non hanno influenzato Vladimir Putin che gli ha concesso l’asilo in una località segreta e protetta per un anno. Non prima di averlo interrogato e verosimilmente ottenuto informazioni “sensibili” sugli Usa. Una brutta di storia di cui Snowden è sì protagonista, ma non certo un eroe.

Snowden, gli Usa convinsero Cuba ma non Putin, protettore non improvvisato del "traditore"

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