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Era stato deposto nel 2011 accusato di complicità, insieme al suo ex ministro degli Interni Habib al-Adly e ad altri sei membri dell’ex regime, nel massacro dei manifestanti che protestavano per una rivoluzione che avrebbe contagiato il nord Africa. Oggi per l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, 85enne, cadono le accuse e si schiudono le porte del carcere proprio nei giorni in cui si fa il bilancio degli scontri in corso nel Paese. Uno dei suoi legali, Fareed El-Deeb ha precisato alla agenzia Reuters che potrebbero cadere anche le accuse di tangenti che pendevano a suo carico, rendendolo libero anche dagli arresti domiciliari. La procura quindi lo avrebbe prosciolto per ora da tutte le accuse di corruzione, tranne una.

Curriculum giudiziario
A suo carico ci sono quattro procedimenti. Quello più pesante riguarda l’uccisione di alcuni dimostranti due anni fa, episodio che gli costò una condanna al carcere a vita. Ma quel verdetto venne in seguito annullato, rinviando il caso ad un ulteriore processo. Le altre accuse vertevano su tre episodi di fondi neri e corruzione, come quei denari che secondo l’accusa avrebbe versato al direttore del quotidiano statale al Arahm, uno dei più letti in Egitto. Stando a quanto sostengono fonti giudiziarie del Cairo, le prime due accuse sono cadute dal momento che entro i diciotto mesi di carcerazione preventiva non sono state formalizzate. L’ultima accusa invece, essendo di natura amministrativa, non implicherebbe una pena detentiva.

La carriera
Fu nominato vicepresidente della Repubblica d’Egitto dopo una carriera militare nell’aeronautica egiziana, durante la quale prese parte da generale alla guerra del Kippur (1973). Divenne presidente dopo l’assassinio di Anwar al-Sādāt nell’ottobre 1981. Nei trent’anni del suo mandato l’Egitto divenne uno dei più influenti Paesi della regione. Da subito l’Egitto si caratterizzò per essere governato con la legge marziale come misura d’emergenza per l’assassinio di Sadat. In questo modo l’esecutivo poteva essere presente e determinante in svariati ambiti della vita del Paese, con una forte limitazione della libertà di stampa. Ombre sul suo mandato si stagliarono quanto trapelò che suo figlio Alā era stato coinvolto dal governo nei processi di privatizzazione avviati dal padre.

Piazza Tahrir
Le sommosse popolari che ebbero inizio da piazza Tahrir dopo diciassette giorni lo videro crollare sotto il peso della folla. I manifestanti, assieme ad alcuni governi esteri, premevano per la sua deposizione, che giunse l’11 febbraio 2011. Il leader si ritirò nella sua residenza di Sharm el-Sheikh, opponendo un netto rifiuto all’espatrio. L’arresto arrivò il 13 aprile dopo le indagini condotte dalla Procura della capitale in merito ad accuse di corruzione e appropriazione indebita a suo carico. È in quei giorni che le sue condizioni di salute si aggravarono, e venne arrestata anche sua moglie Susanne per complicità. Il 2 giugno 2012 gli venne comminato l’ergastolo, mentre la Corte di Cassazione decise che il processo venisse celebrato nuovamente.

Palmares
È stato insignito di onorificenze e gran croci da dieci Stati stranieri, fra cui Italia, Portogallo, Svezia, Spagna, Danimarca, Sudafrica, Kazakistan, Corea del Nord, Polonia e Regno Unito.

twitter@FDepalo

Egitto, il faraone Mubarak oggi di nuovo libero

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