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Puntare sui mercati emergenti, dalla Russia alla Cina, per stringere nuove alleanze nell’azionariato, rivedendo, invece, quella con Air France. Alitalia ha annunciato lo slittamento al 3 luglio della presentazione del nuovo piano industriale, ma questa è la rotta indicata e auspicata per il gruppo dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Una linea che invece, in una conversazione con Formiche.net, viene bocciata da Marco Ponti, docente di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano.

La partecipazione societaria di Air France in Alitalia

Quello che serve, secondo il ministro, è ”una strategia di alleanze – azionarie – forti”. ”Auspico che nel nuovo piano Alitalia riveda l’alleanza con Air France”, ha detto annunciando anche la presentazione nel decreto lavoro della proposta di proroga della cig per i lavoratori del trasporto aereo. Un auspicio, quello espresso da Lupi, che si basa sui dati relativi ai trend di mercato del trasporto aereo mondiale che vedono rafforzarsi sempre di più i Paesi emergenti, la cui quota cresce al 57%, rispetto a quelli di Europa e Stati Uniti, la cui quota, invece, si riduce al 43%. E’ questo, dunque, il nuovo contesto internazionale nel quale ridefinire la nuove politiche di alleanze a livello di compartecipazione azionaria. “Se prima, nel 2008, il deal con Air France aveva un senso perché ci proiettava in determinati mercati, come quello europeo e americano che erano predominanti, oggi – ha spiegato Lupi – bisogna guardare ai mercati emergenti e noi, in questo senso siamo posizionati meglio, siamo più vicini di Parigi a quelle aree e il nostro hub può diventare veramente strategico”.

Il focus sugli Emergenti

Il socio perfetto secondo Lupi? “Una compagnia che guardi con forti prospettive a mercati come il Medio Oriente, l’Arabia, l’Africa e tutti i mercati in crescita”. ”Quella con Air France è ancora un’alleanza strategica visto che i mercati si stanno modificando? Ha senso guardare ai vecchi mercati o ai mercati emergenti? Nella ricerca di un partner occorre andare sui mercati dove c’è il cuore dello sviluppo?”. Non spetta a lui decidere, ha sottolineato il ministro, che ha comunque fatto rilevare che ”alleanze – a livello di capitale – come quelle di cui ho sentito parlare, per esempio con la Russa o con la Cina, darebbero dei vantaggi evidenti”.

Perché Alitalia non si alleerà a livello azionario con una società di un Paese emergente

Ma Lupi sembrerebbe aver ignorato (almeno) qualche punto fondamentale del discorso. “Anche la governance di Alitalia – spiega Ponti – avrà considerato le potenzialità dei mercati emergenti nel settore del trasporto aereo, ma questo non ha niente a che fare con le possibilità reali di compartecipazioni azionarie”. Queste e i mercati che tirano, secondo l’economista, “non sono due concetti coincidenti. Diventare soci di compagnie dei Paesi emergenti, come la russa Aeroflot, porrebbe di fronte a limitazioni forti. Le società non europee infatti possono entrare solo con un capitale di minoranza in gruppi comunitari, perché se fossero soci di maggioranza Alitalia ad esempio perderebbe i diritti di accesso al mercato interno europeo, di cui le società extraeuropee non godono”. La Singapore Airlines, spiega ad esempio Ponti, “non può certo coprire la rotta Milano-Londra”.

Perché investire in un gruppo in perdita?

E far entrare un socio di minoranza “in un gruppo che perde resta comunque molto difficile”. E’ questo il discorso centrale. “La speranza più grande per Alitalia è che, anche se non per molti soldi, si fonda con il socio di maggioranza attuale Air France, che ha comunque le spalle larghe”.
Secondo Ponti possono servire alleanze funzionali (come per la gestione coordinata in code sharing) su alcune rotte, certo, ma la “compartecipazione azionaria è un discorso diverso”. Del resto, “il problema principale di Alitalia è la sua struttura azionaria. E i capitani coraggiosi a cui la compagnia è stata praticamente regalata ci hanno lasciato le penne”.

Il nuovo piano industriale

Il vecchio piano industriale, infatti, secondo Ponti “è indifendibile”. Cosa bisogna augurarsi per il prossimo, che sarà presentato il 3 luglio? “Che qualcuno si compri Alitalia – tira dritto Ponti – anche se tutto dipende dal prezzo. Io farei i salti mortali per venderla, ma bisogna lasciare fare al nuovo ad Gabriele Del Torchio. Il piano industriale sarà da vedere con molta cautela e le carte migliori naturalmente, per ragioni di mercato e di strategia, non saranno raccontate certo alla stampa. Sarebbe un suicidio”, prosegue.

Qualche perplessità sull’Italia hub del trasporto aereo

Ma l’Italia può davvero diventare un hub strategico nel settore trasporti? “Mica tanto”, commenta Ponti. “Faccio ad Alitalia i migliori auguri, ma la strada non è in discesa. Roma, certo, ha ragionevoli possibilità”, ma per trasformarla nell’hub che ha in mente il ministro Lupi, “serve una gestione industriale diversa da quella che c’è stata finora e che non ha funzionato”, conclude.

Alitalia, le sviste di Lupi e il futuro del gruppo

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