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Beppe Grillo non ama la stampa, sebbene ne faccia un uso scientifico, e questo è un dato di fatto. Non si può certo dire, però, che i media siano stati teneri con lui. Spesso poi, parlando del Movimento 5 Stelle, non hanno nemmeno offerto un buon servizio.

Non è raro che nel commentare le frasi del comico genovese – che in verità si sforza davvero poco per usare toni moderati – si sia giocato a estrapolare concetti che slegati dal contesto potevano offrire una visione distorta del suo pensiero, ad uso e consumo delle polemiche che i giornali sono soliti rincorrere.

Un esempio? In questi giorni si discute molto dell’influenza sociale del movimento guidato da Grillo. Dopo la sparatoria a Palazzo Chigi, i media si sono giustamente interrogati se il Movimento 5 Stelle e i toni propagandistici del suo leader potessero costituire un elemento che aggravasse la tensione popolare.

Nelle scorse ore, in un comizio trasmesso via web, il comico ha definito il suo partito “davvero l’unica forza in questo vuoto di democrazia; se non ci affermiamo noi – ha detto – arrivano le barricate”.
E allora la stampa si è scatenata. Giù le analisi: Grillo incita alla violenza, il suo è un messaggio che parla alla pancia del Paese, stop alla pericolosa demagogia.

Propositi giusti, ma forse in altre occasioni. Perché molti sembrano aver totalmente ignorato la seconda parte del messaggio del leader, che ha aggiunto: “Noi dei 5 Stelle la rabbia la stiamo tenendo, senza di noi esploderà. E dovrebbero ringraziarci, dirci “grazie che ci siete”, visto che possiamo avere un dialogo. Non proprio una dichiarazione di guerra. Semmai, in pieno stile grillesco, una mano tesa in modo perentorio (e forse un po’ sgarbato).

Insomma, nella continua rincorsa allo scoop – croce e delizia dei giornalisti – si rischia spesso di descrivere come marcio ciò che marcio non è.

A scanso di equivoci: i toni di Grillo sono tutt’altro che concilianti e molto differenti da ciò che i cittadini auspicano per pacificare un Paese e una politica in perenne conflitto, che ora più che mai necessiterebbero di mettere in pausa le beghe da comizio, per trovare soluzioni concrete ai problemi reali della popolazione.
Finora il Movimento 5 Stelle si è tenuto ben alla larga dall’offrire un contributo fattivo a questo percorso. E ciò rimarrà una macchia nel giudizio dei suoi elettori e degli italiani. Ma questo è un altro discorso e non giustifica il fatto che se ne dia una visione parziale.

Se la stampa vuole davvero vincere il braccio di ferro con Grillo, farebbero bene a spuntargli tutte le armi, anche quella dell’inaffidabilità dei giornalisti italiani, raccontandolo a tutto tondo, per quello che è: con i suoi pregi e i suoi difetti.

Beppe Grillo e la stampa: storia di un amore bugiardo?

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