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“Francesco è come Benedetto, ci eravamo illuse”. E’ questo il refrain che le suore americane riunite nella Leadership Conference of Women Religious (Lcwr) vanno ripetendo da settimane. Per il Vaticano sono “le suore ribelli”, accusate di aver assunto da diversi anni posizioni inconciliabili con la dottrina cattolica: fanno politica, organizzano tour per sostenere le riforme di Barack Obama (anche quella della sanità tanto invisa all’episcopato statunitense), aprono su eutanasia e aborto. La Lcwr non è una piccola setta, ma rappresenta circa l’ottanta per cento delle religiose americane, benché il numero delle vocazioni sia in netto calo.

Indagini parallele

Il contenzioso con le suore ribelli va avanti da tempo: dopo la visita apostolica presso gli istituti femminili americani del 2008 (sollecitata da numerosi vescovi residenziali e curiali), l’ex prefetto della congregazione per gli Istituti di vita consacrata, Franc Rodé, aveva disposto una seconda visita. L’obiettivo era verificare quanto distante dalla linea dottrinale fosse la Lcwr. Ma nel 2011 tutto cambia: Rodé lascia per limiti d’età e viene sostituito dal brasiliano Joao Braz de Aviz, già arcivescovo di Brasilia e focolarino. Questi fin da subito si mostra più morbido nei confronti delle religiose e, assieme al segretario del dicastero, il redentorista americano Joseph Tobin, ammorbidisce la linea nei confronti delle religiose. Parallelamente, invece, procede l’indagine della congregazione per la Dottrina della fede, che diventa l’unica su mandato della Santa Sede.

In discussione la dottrina cattolica

I risultati delle visite apostoliche confermano le segnalazioni dei vescovi americani: la Lcwr mette in discussione principi basilari della dottrina cattolica: c’è una tendenza, si legge anche nell’ultimo rapporto presentato a Joseph Ratzinger dal capo dell’ex Sant’Uffizio, mons. Gerhard Ludwig Muller, “ad andare oltre la chiesa” e anche “oltre Gesù”. Quelle suore discutono addirittura il fatto che la messa celebrata da un sacerdote maschio sia al centro della vita religiosa femminile. Troppo, per Roma, che ne dispone il commissariamento. La leadership della Lcwr sperava che con la fine del Pontificato dell’inflessibile teologo tedesco le cose potessero cambiare. Al posto di Ratzinger c’era infatti un sudamericano, in apparenza più disponibile a trovare formule di sintesi e compromesso. Invece, tra le prime decisioni adottate da Bergoglio c’è stata quella di confermare senza alcun cambiamento la linea impostata dal predecessore.

Le accuse a Papa Francesco

E’ passato più di un mese da quel comunicato della Santa Sede prima che la leader delle suore ribelli rispondesse. Lo ha fatto a Roma, all’assemblea plenaria delle superiori generali che si è tenuta nei primi giorni di maggio. Delusione, dispiacere e turbamento sono stati i sentimenti cui ha dato voce suor Florence Deacon, la combattiva presidente della Lwcr. Ma poi, davanti a numerose delegazioni di religiose giunte da tutto il mondo, ha sferrato l’attacco al Papa: “Ci chiediamo quanto gli sia stato detto, e comunque dubito che abbia seguito il nostro caso quand’era in Argentina”.

Ma Francesco sapeva tutto della loro condotta, e nel discorso fatto al termine dell’assemblea ha detto (senza mai citare le suore americane) che “non è possibile che una consacrata e un consacrato non sentano con la Chiesa; un sentire con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i pastori e il successore di Pietro”. Infine, il Pontefice ricordava che “il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice”.

Il caso del cardinale Braz de Aviz

Una puntualizzazione diretta anche a chi in Curia aveva parlato troppo. E’ il caso del cardinale Braz de Aviz, che intervenendo all’assemblea delle superiori generali si era lamentato di come la vicenda della Lcwr era stata gestita dall’ex prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale William Joseph Levada: “Ci voleva più collaborazione tra dicasteri, il mio ha sempre obbedito al Papa, ma il problema è capire come le notizie vengono riportate al Santo Padre”. Frasi che non sembrano essere piaciute a Bergoglio, che non a caso ha rammentato a tutti come a decidere, alla fine, sia lui: “Il segno visibile dell’unità è il vescovo di Roma”.

 

 

 

Papa Francesco e la grana delle "suore ribelli"

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