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Gli Stati Uniti considerano prioritaria la costruzione di forti legami economici e di sicurezza con il Vietnam, ha dichiarato giovedì la segretaria al Tesoro Janet Yellen, che ha incontrato controparti del governo di Hanoi durante una visita mirata a rafforzare le relazioni dell’America in Asia. Yellen è stata in Vietnam dopo essersi recata a Pechino — per tre giorni di incontri che si sono chiusi senza grossi risultati – e in India, dove ha partecipato alle riunioni finanziarie del Gruppo delle 20 maggiori economie industriali (G20). La visita in Vietnam segue una continuità non solo geografica, ma strategica.

Indo Pacifico e Cina

“Gli Stati Uniti considerano il Vietnam un partner chiave nel promuovere un Indo-Pacifico libero e aperto”, ha detto Yellen al primo ministro vietnamita, Pham Minh Chinh. Un messaggio che esula dalle sue strette competenze istituzionali, e che dimostra come Washington intenda questi contatti come parte di un’ampia strategia regionale – pensata anche in funzione del contenimento cinese. L’espressione “Indo-Pacifico libero e aperto” si riferisce infatti alla visione diplomatica americana – mutuata da Tokyo – con cui gli Usa intendono coltivare legami più forti con i Paesi della regione per contrastare la crescente influenza della Cina, spingendo su concetti alti come libertà e apertura (tipici dei valori democratici, per altro) poi sintetizzati in cooperazioni di carattere tanto miliare e securitario quanto economico-commerciale e industriale.

Il confine cinese dista meno di 96 chilometri da Hanoi e il Vietnam, come molti dei vicini della Cina, ha avuto dispute marittime e territoriali con Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Rivendicazioni prese molto seriamente: basta pensare che il governo vietnamita ha bloccato la proiezione di Barbie, caso cinematografico internazionale del momento, perché in un’immagine veniva mostrato il Mar Cinese diviso secondo la “nine-dash line”, ossia la serie di fasce a U che, a partire dalla costa cinese, comprendono tutti i territori rivendicati dalla Repubblica popolare nel bacino. Una posizione egemonica del 1947 e contestata dal Vietnam, dalle Filippini e dalla Malesia.

Pechino e Hanoi hanno combattuto una breve guerra nel 1979 che i vietnamiti ricordano ancora come “la guerra contro l’espansionismo cinese”, ma la Cina è ad oggi il principale partner commerciale del Vietnam. “Il Vietnam è anche uno stretto partner economico: l’anno scorso i nostri scambi commerciali hanno raggiunto livelli record e gli Stati Uniti sono il principale mercato di esportazione del Vietnam”, ha però sottolineato Yellen. “È una priorità per la nostra amministrazione approfondire i legami economici e di sicurezza con il Vietnam nei mesi e negli anni a venire”.

Partnership industriali 

La segretaria statunitense si è fatta fotografare seduta in sella a uno scooter elettrico rosso brillante durante la visita a una fabbrica nella lussureggiante periferia verde di Hanoi, dove Selex Motors, una startup vietnamita di cinque anni, produce scooter e batterie EV. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale per il mondo, e il Vietnam ne subisce già gli effetti in modo diretto. Ma offre anche “un’opportunità economica fondamentale” e un modo per costruire “una maggiore resilienza nelle nostre economie”, ha detto la Presidente, descrivendo l’impianto di scooter elettrici come “impressionante”. Nel frattempo, mentre Yellen era ad Hanoi, la casa automobilistica vietnamita VinFast ha annunciato per il 28 luglio l’inaugurazione della fabbrica di auto elettriche a Raleigh, nella Carolina del Nord (che ha già stanziato 1,4 miliardi di dollari di incentivi per accaparrarsi l’azienda). Sarà operativa entro il 2025: la produzione nazionale Usa che potrebbe sbloccare ulteriori incentivi fiscali per i consumatori che renderebbero le auto vietnamite più competitive in termini di prezzo.

Yellen ha affermato che gli Stati Uniti hanno riconosciuto l’importanza di diversificare le catene di approvvigionamento dopo aver sperimentato le interruzioni causate dalla pandemia provocata dal SarsCov2. La segretaria ha sottolineato che gli Stati Uniti stanno cercando attivamente di promuovere la “resilienza verde” nelle catene di approvvigionamento. Questo non significa porre fine alle relazioni commerciali con la Cina, ha detto, ribadendo commenti già espressi in precedenza. “Ma vogliamo collaborare con più Paesi. E vediamo il Vietnam come un partner eccellente”, ha spiegato.

Hanoi è diventato rapidamente un importante centro di produzione per le esportazioni di produttori globali come le sudcoreane LG e Samsung Electronics, fornitori di Apple (che sta spostando in Vietnam sempre più segmenti delle sue supply chain cinesi) e di case automobilistiche come Honda e Toyota. Il gigante statunitense Intel ha scelto il Vietnam per il suo più grande sito di testing ed assemblaggio di chip. Un fenomeno che interessa più Paesi nell’area asiatica, che secondo Yellen dovrebbero avvalersi dei fondi messi a disposizione da Washington per investire nella produzione di semiconduttori per “sviluppare la propria supply chain diversificata e resiliente”.

La segretaria Usa ha anche dichiarato che gli Stati Uniti si sono impegnati a mobilitare 15 miliardi di dollari per sostenere l’adozione di energie rinnovabili da parte del Vietnam, nell’ambito della Just Energy Transition Partnership (JETP), una promessa finanziaria fatta dal G7 per aiutare il Paese ad eliminare gradualmente la sua dipendenza dai combustibili fossili. Progetti simili hanno offerto incentivi simili al Sudafrica e all’Indonesia. Anche questo è parte del friendshoring che Washington (e il G7 in generale) ipotizzano.

Yellen in Vietnam, tra friendshoring e geopolitica dell’Indo Pacifico

Di Emanuele Rossi e Otto Lanzavecchia

La segretaria al Tesoro statunitense è stata in Vietnam, dove ha parlato di rapporti industriali e geopolitica nell’Indo Pacifico. Dopo aver cavalcato uno scooter elettrico nella periferia di Hanoi, ha invitato le aziende asiatiche a sfruttare i fondi del Chips Act americano per sviluppare la propria supply chain

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