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Per i mercati, che già avevano fiutato l’aria, deve essere stata una gran bella notizia la proroga di altri tre mesi della tregua tariffaria tra Stati Uniti e Cina (qui l’intervista all’economista e saggista, Carlo Pelanda). La prova, che è anche il segno di una certa fiducia verso un accordo finale tra prima e seconda economia globale, è nel verdetto dei listini asiatici, all’indomani del sì di Donald Trump ad altri 90 giorni di cessate il fuoco sui dazi. E dunque, seduta positiva per le principali piazze azionarie cinesi spinte dall’annuncio della proroga nella disputa commerciale con gli Stati Uniti che minacciano di imporre alti dazi al Dragone e le sue merci.

Tutto, come detto, rinviato a novembre. Il ministero del commercio cinese ha confermato la notizia molte ore dopo l’annuncio di Trump indicando che la tregua nell’imposizione di dazi reciproci durerà fino a metà novembre. Sulle piazze continentali tuttavia ha prevalso l’euforia. Shanghai ha chiuso con l’indice composito a 3.665,92 punti, in rialzo dello 0,5% mentre a Shenzhen l’indice composito ha chiuso a 2.259,12 punti, in rialzo dello 0,33 per cento. Bene anche la piazza di Hong Kong sospinta dai titoli finanziari, dell’immobiliare dei beni di consumo. L’indice guida Hang Seng ha chiuso con un guadagno dello 0,25% a 24.969,68 punti.

Tutto grazie all’ordine esecutivo che Trump ha firmato, il quale estende per 90 giorni, fino al 9 novembre, la tregua con la Cina sui dazi. Le tariffe nei confronti delle importazioni cinesi sarebbero dovute scattare alla mezzanotte, ma l’ordine del presidente consente ora di continuare a negoziare con Pechino, in vista anche di un potenziale incontro con Xi Jinping. I funzionari statunitensi e cinesi si sono incontrati il mese scorso in Svezia per discutere il rinvio della scadenza dei dazi, conversazioni che entrambe le parti hanno definito costruttive. I dazi sui prodotti cinesi sarebbero dovuti salire dal 30% al 64%. Non è chiaro, invece, quali aliquote la Cina avrebbe applicato ai prodotti americani, attualmente soggetti a dazi minimi del 10%.

Dall’inizio della guerra commerciale i flussi commerciali tra i due Paesi sono comunque molto diminuiti: secondo i dati dell’amministrazione Trump, a giugno le importazioni statunitensi di beni cinesi si sono quasi dimezzate rispetto al giugno del 2024. Nei primi sei mesi dell’anno, gli Stati Uniti hanno importato beni dalla Cina per un valore pari a 165 miliardi di dollari, in calo di circa il 15 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nello stesso periodo le esportazioni statunitensi verso la Cina sono diminuite invece di circa il 20 per cento su base annua.

I mercati brindano alla nuova tregua tariffaria tra Stati Uniti e Cina

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