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Sotto la pressione diplomatica degli Stati Uniti e dei Paesi arabi, Israele e Hamas hanno accettato la prima fase di un piano di cessate il fuoco. Un passo significativo, ma ancora lontano da una pace duratura.

Secondo Hugh Lovatt, Senior Policy Fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr), “il fatto che Israele e Hamas abbiano concordato una prima fase di un piano di cessate il fuoco è un passo importante. Tuttavia, è troppo presto per parlare di pace: restano ancora questioni e preoccupazioni significative che dovranno essere affrontate per evitare il rischio reale che Israele rallenti il proprio disimpegno continuando però a ostacolare un percorso diplomatico verso la soluzione dei due Stati”.

L’analista dell’Ecfr, in commenti inviati a Formiche.net, sottolinea che la vera prova sarà la capacità di implementare gli accordi e di garantire che “entrambe le parti mantengano la loro parte dell’intesa”. Restano infatti molti interrogativi aperti: dai parametri per la demilitarizzazione di Gaza, al possibile dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione, fino alle garanzie internazionali e alle reali intenzioni del governo israeliano.

Lovatt richiama anche l’attenzione sulle divisioni interne in Israele, ricordando che “le tensioni all’interno del governo israeliano — in particolare l’annuncio del partner di coalizione di destra che voterà contro l’accordo — rappresentano un ulteriore ostacolo che metterà alla prova la tenuta del piano di cessate il fuoco”.

Sul piano internazionale, Lovatt evidenzia il ruolo cruciale degli alleati occidentali: “Gli Stati Uniti e l’Europa devono restare attivamente coinvolti nell’attuazione del piano di cessate il fuoco. La pressione americana è fondamentale, ma gli europei dovrebbero fornire un sostegno attivo e condizionato”. Tale sostegno, spiega, “deve essere subordinato all’accettazione esplicita da parte di Israele di un ritiro completo da Gaza e all’impegno verso un autentico percorso politico. Senza questo, il processo rischia di sgretolarsi e l’Europa rischia di trovarsi intrappolata come esecutrice per procura dell’occupazione israeliana”.

Infine, Lovatt guarda alla diplomazia multilaterale come strumento di consolidamento del cessate il fuoco: “La riunione internazionale di Parigi sul possibile ordine postbellico per la Striscia di Gaza potrebbe essere stata utile per trovare ulteriori risposte alle questioni ancora aperte e sottolinea l’impegno della comunità internazionale a sostenere una tregua duratura e, auspicabilmente, progressi verso la pace israelo-palestinese”.

Israele-Hamas, la fragile tregua e le incognite del piano Trump. La lettura di Lovatt

Gli Stati Uniti e l’Europa devono restare attivamente coinvolti nell’attuazione del piano di cessate il fuoco. “La pressione americana è fondamentale, ma gli europei dovrebbero fornire un sostegno attivo e condizionato”, spiega Lovatt (Ecfr) commentando l’accordo sulla prima fase della tregua (pace?) tra Israele e Hamas

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