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Il Giappone riprende a correre. La terza economia del mondo ha mostrato a tutti una serie di risultati economici positivi che non si vedevano da anni. E l’Europa? Quella di Tokyo, secondo il quotidiano francese Le Monde, è una lezione da imparare

Il debito e la stagnazione giapponese

Ci si è abituati da più di quindici anni all’immagine, reale, di un Paese stretto dalla deflazione, la pressione al ribasso sui prezzi che impedisce la crescita. Il Giappone era sinonimo di un Paese mai rimessosi dalla sua monumentale crisi bancaria. Affossata da un debito pubblico che sfiora il 245% del Pil, Tokyo non ha fatto altro che correre indietro alla ripresa, senza mai agguantarla, al punto di farci dimenticare che resta tra le economie più potenti.

Gli obiettivi di Abe

Il primo ministro Shinzo Abe del partito liberal democratico ha promesso di far uscire il Giappone dalla sua malattia, mettendo fine all’ossessione dello yen forte e della stabilità dei prezzi. Come? Ordinando al governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, di trovare il modo di scatenare la buona inflazione portandola ad un tasso annuo del 2%. O così, o la porta.

I mercati obbligazionario e azionario

Kuroda ha obbedito. Per inondare il mercato di liquidità, ha lanciato un programma sostanzioso di acquisto di titoli pubblici, al ritmo mensile di 21 miliardi di dollari. L’obiettivo è duplice. Da un lato si tratta di convincere gli investitori ad abbandonare le obbligazioni statali, con un rendimento sempre più basso, per piazzare i loro risparmi in Borsa. Per creare un effetto di ricchezza che deve spingerli a spendere di più, il valore del portafoglio azionario dei risparmiatori giapponesi deve aumentare. D’altra parte, bisogna provocare un indebolimento dello yen così da sostenere gli esportatori giapponesi.

I risultati del primo trimestre 2013

E nel suo obiettivo Abe sembrerebbe riuscito, a vedere i dati che sono stati pubblicati ieri. Nel primo trimestre il paese del Sol Levante ha registrato un incremento del Pil dello 0,9% rispetto al periodo precedente e del 3,5% rispetto ai primi tre mesi del 2012, grazie all’aumento dei consumi e alla perdita del 20% del valore dello yen rispetto al dollaro dal novembre 2012.

Il confronto con la Bce

Un mercato in crescita, una moneta che si indebolisce, dei prezzi che aumentano. Il piano Kuroda giapponese, sottolinea Le Monde, dovrebbe incuriosire abbastanza la Bce. Se anche la ricetta giapponese non fosse esportabile tale e quale, potrebbe comunque restare una buona fonte di ispirazione. Perché l’Ue, dove l’inflazione è scesa all’1,2% come nel Giappone pre-Abe, potrebbe anch’essa entrare, presto, in una fase deflattiva. La Bce però resta ossessionata dalla stabilità dei prezzi, secondo quanto stabilito dal suo statuto, non dai bisogni dell’Unione in tempi di recessione. Quella di una visitina di conoscenza di Kuroda a Francoforte non sarebbe un’ideaccia, forse.

La Bce guardi al Giappone. Ma chi sarà il nostro Abe?

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