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Il decreto del fare? Un primo passo, ma occorre accelerare su riforme e liberalizzazioni, dice in una conversazione con Formiche.net la senatrice di Scelta civica Linda Lanzillotta, vice presidente di Palazzo Madama  che, mentre definisce “poco stimolanti” i dibattiti sul presunto asse Pd-5 stelle e sulle accuse di Bersani, sottolinea che la sostanza dei problemi italiani sia da ricercare altrove.

Pd-5 Stelle: solo schermaglie o qualcuno nel centrosinistra ha altri progetti per il governo?
Mi sembra che inseguiamo un po’ troppo gli umori. Penso che serve sostenere il governo Letta e incalzarlo per fronteggiare la crisi e fare le riforme. Francamente non so immaginare come evolverà la vicenda dei grillini, ma credo che il loro dna manchi di alcuni elementi strutturali che invece sono necessari in questa fase di crisi economica.

Ovvero?
Intanto l’aggancio all’Europa e alla stabilità dell’euro, oltre a una visione di politica economica che punti alla modernizzazione, alla liberalizzazione dei mercati. E non sia tutta fondata sulla logica della spesa pubblica. Per cui quando osservo l’idea di nuove alchimie politiche, penso che prescindano dalla sostanza dei problemi.

Bersani attacca per uscire dall’angolo o perché crede ancora in quel governo del “cambiamento”?
Sono dinamiche interne al Pd, mentre oggi serve focalizzarci su temi concreti: nel governo e nel parlamento che ha un ruolo di forte pressione. Mi riferisco a uno dei temi che premono di più al mondo delle imprese, il recupero di 90 miliardi di debiti: la vera riforma di politica economica che si può fare da qui ai prossimi diciotto mesi. E che purtroppo trova moltissime resistenze. Queste le tematiche su cui il Paese si appassiona, le altre francamente non mi sembrano particolarmente stimolanti.

Quali le criticità del decreto del fare?
Ci sono dei punti interessanti ad esempio sul rilancio delle infrastrutture, dei cantieri piccoli e grandi, fino alla defiscalizzazione del project financing. Ma naturalmente è una prima tappa.

Come completarla?
Con interventi fiscali, che dovrebbero essere concentrati su imprese e lavoro. Inutile defiscalizzare le nuove assunzioni se poi l’economia non riparte, quindi le imprese non investono e la domanda non viene sostenuta. Per cui le misure sugli incentivi per i nuovi occupati potranno essere efficaci se dall’altra parte vi sarà il sostegno alle imprese e alla domanda interna. Altrimenti il rischio è di mettere in pratica misure che in seguito non hanno dei risultati effettivi. Vedo una politica di piccoli passi, vediamo se proseguirà con interventi concreti ed efficaci.

Si aspettava magari più determinazione nei rapporti con l’Ue?
Naturalmente il confronto con l’Europa è importante, ma deve avvenire non solo sui vincoli di finanza pubblica quanto mantenendo l’agenda delle riforme e del lavoro. Su questo vedo alcuni segnali di arretramento, come sulle liberalizzazioni che aprano a nuove opportunità per i giovani. Positivo invece il tentativo fatto sull’Agenda digitale, vediamo in cosa si trasformerà.

Ottimista dopo la nomina di Caio?
Bene quella scelta, ma dopo occorre un impegno operativo e a tempo pieno per smuovere tutte le questioni aperte su quel versante.

Il decreto è forse carente alla voce liberalizzazioni e apertura delle professioni?
Si tratta di un fronte che andrà comunque affrontato rapidamente. Non vorrei che sulle riforme che hanno un costo politico, il governo decidesse di arretrare. La grande coalizione intanto è utile fin quando si dirige in quella direzione: ovvero attuare riforme che hanno un costo politico, e proprio per questo condivise da tutte le forze che appoggiano il governo. Mi auguro che nei prossimi CdM ci sia spazio anche per questi capitoli.
twitter@FDepalo

Decreto del fare, solo un primo passo. Dove sono le liberalizzazioni?

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