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Il commissariamento dell’Ilva da parte del governo è arrivato, o quasi. “Nelle prossime ore, oggi stesso, nel primo pomeriggio, il governo adotterà un decreto che prevede un commissariamento temporaneo dell’Ilva, che consentirà di gestire l’azienda attuando l’Aia”, ha annunciato nell’aula della Camera il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato. Ma quale sarà il futuro del gruppo?

Il commissariamento temporaneo

Ci sarà, dunque, una “sospensione temporanea” degli organi dirigenti dell’azienda e “la nomina di un commissario”, “al termine saranno ricostituiti gli organi ordinari e riconsegnato tutto alla società”. “Dalle soluzioni che il governo saprà adottare – ha aggiunto Zanonato – dipende il futuro della siderurgia italiana”. Zanonato ha sottolineato che “il risanamento deve essere condotto con la necessaria convinzione da parte chi ha determinato questo stato di cose”. Peraltro, ha insistito il ministro, “il garante ha evidenziato dei ritardi rispetto alle prescrizioni” per il risanamento.

I costi della chiusura dell’Ilva per l’Italia

Se l’Ilva dovesse interrompere la produzione e chiudere “l’impatto economico negativo, secondo quanto è stato valutato, sarebbe di oltre 8 miliardi di euro all’anno, imputabile per la gran parte ai mancati introiti dell’export”, ha dichiarato il ministro.

Gli investimenti necessari

“Un’interruzione della produzione peggiorerebbe ancora la situazione” ha aggiunto Zanonato ribadendo comunque che “la sopravvivenza dello stabilimento è legata alla capacità dell’azienda di mettere in piedi il risanamento essenziale a rendere l’attività compatibile con la salute dei cittadini e dell’ambiente”. L’Ilva dovrebbe fare “ingenti investimenti stimati in un miliardo e mezzo” perché “quelli realizzati in questi anni non sono stati sufficienti a riequilibrare il rapporto tra produzione, salute e ambiente e molte disposizioni sono state totalmente o parzialmente disattese dall’azienda”.

La riattivazione del credito bancario

“Già da tempo – sottolinea Paolo Bricco sul Sole 24 Ore – le carte di credito dei funzionari e dei dirigenti non funzionano più. Dopo una notte drammatica, la mattina di venerdì le banche hanno riattivato le linee di credito minime, senza cui l’operatività dell’Ilva sarebbe stata definitivamente compromessa: in caso di default della finanza aziendale, il passo immediatamente successivo sarebbe stato lo spegnimento dei forni”.

Il costo della paralisi dell’attività dello stabilimento

“L’entità del deterioramento in corso nell’organismo aziendale dell’Ilva – prosegue – appare impressionante. Ogni giorno, inclusi il sabato e la domenica, la società brucia 1,6 milioni di euro. Se, invece, si proietta questa cifra sull’anno, la perdita ammonta a 600 milioni di euro. Una somma significativa, che rappresenta uno dei vincoli a qualunque ipotesi (peraltro non gradita dalla famiglia Riva) di passaggio di proprietà”.

Per ora, “il default delle finanze aziendali è scongiurato. Il pool di banche non ha chiuso i rubinetti. E questo, nell’articolata fisionomia che sta assumendo questo drammatico caso ambientale e industriale, sembrerebbe un elemento positivo, in vista del 12 di giugno, mercoledì della prossima settimana, giorno di paga per i dipendenti. Anche se, oggi, appare davvero difficile fare previsioni sul futuro dell’Ilva”, conclude.

Ilva, arriva il commissariamento

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