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Quante sono le contestazioni in Italia contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto? I nuovi dati dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, che dal 2004 monitora questo settore rilevano un aumento consistente dei casi Nimby (Not In My Back Yard) nel nostro Paese: nel 2012 i progetti contestati raggiungono quota 354, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2011, il più significativo negli ultimi anni. Sul totale degli impianti contestati, 151 sono i casi emersi per la prima volta nel 2012, mentre dei restanti 203 alcuni sono presenti nel database Nimby a partire dalla prima edizione.

I settori più colpiti
Il comparto elettrico torna a posizionarsi in testa alla classifica dei settori maggiormente colpiti dalla sindrome Nimby con 222 opere contestate (62,7% del totale).
Un fronte di opposizione molto caldo ha investito gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui sono riconducibili 176 contestazioni sulle 354 totali. In particolare, su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l’uso di fonti rinnovabili. Tra le opere più controverse, si annoverano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32).
In calo di 3 punti percentuali rispetto al 2011 sono le contestazioni afferenti al settore dei rifiuti (28,3% sul totale), che mantiene tuttavia la seconda posizione dopo il comparto elettrico. Al terzo posto, il settore delle infrastrutture, che con un 7,6% sul totale delle contestazioni registra un trend in ascesa sull’anno precedente (quando si attestava al 4,8%).

Le ragioni di chi contesta
Sul fronte della protesta troviamo i Comitati (24,2%), che sottraggono il primo gradino del podio ai soggetti politici locali (20,7%), seguiti dai Comuni (18,3%). Dal punto di vista geografico, si contesta maggiormente nelle regioni del Nord Est, che esprimono nel 2012 48 nuovi casi Nimby. Seguono le regioni del Centro, con 36 nuove contestazioni, e quelle del Nord Ovest, che ospitano il 19,8% delle opposizioni, in calo di quasi il 10% sul 2011. In termini assoluti, è la Lombardia la regione che contesta di più, con il 14,7% dei casi. Tra le ragioni della contestazione, il 2012 vede prevalere le preoccupazioni per l’impatto ambientale dei progetti: con un’incidenza del 37,3%, questa voce registra una crescita decisa rispetto al 2011 (29,1%), probabilmente anche a causa dell’ “effetto Ilva”, che ha certamente acuito la sensibilità di tutti gli stakeholder territoriali rispetto al tema dell’ambiente.

La presentazione dei dati
“Da 8 anni l’Osservatorio ci restituisce la fotografia di un Paese ambizioso, ricco di intuizioni e progetti di sviluppo. Un Paese che si scontra, tuttavia, con i troppi No delle associazioni, dei cittadini, della politica, degli enti pubblici” – commenta Alessandro Beulcke, Presidente di Aris, l’associazione che promuove l’Osservatorio Nimby Forum. – “L’incremento record di contestazioni nel 2012 racconta il paradosso di un’Italia divisa tra la necessità di investire per uscire dalla crisi e la paralisi della burocrazia, tra una progettualità che resiste e l’azione strumentale della politica, tra il coraggio di immaginare nuovi percorsi di sviluppo e l’assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento dei territori”.
Il Convegno di presentazione dei dati 2012 che si è svolto ieri ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Guido Bortoni (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), Andrea Camaiora (Anci), Pier Luigi Celli (LUISS), Corrado Clini (Ministero dell’Ambiente), Antonio Pica (Sviluppo Risorse Naturali), Ermete Realacci (Commissione Ambiente Camera dei Deputati), Adoldo Spaziani (FederUtility), Fabrizio Sammarco (ItaliaCamp) e Chicco Testa (Assoelettrica).

Nimby Forum, ecco i numeri sconfortanti sui no alle grandi opere utili

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