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Il fallimento del velleitario tentativo di Casini di costruire attorno alla candidatura di Mario Monti il nuovo centro politico italiano, ripropone in maniera non più rinviabile la questione della partecipazione di un movimento di ispirazione democratico cristiana alla vita politica dell’Italia. Una presenza che, con le ultime elezioni politiche, si è ridotta al lumicino.

Sono oltre due anni che, con oltre un terzo degli amici membri dell’ultimo consiglio nazionale della DC eletti dal XVIII Congresso nazionale del partito ( 1989), stiamo tentando di dare pratica esecuzione alla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010. Una sentenza a sezioni civile riunite, che ha definitivamente sancito non essere mai stato sciolto giuridicamente il partito dei democratici cristiani italiani. Essa avrebbe dovuto troncare ogni residua velleità dei diversi gruppi e gruppuscoli che hanno caratterizzato il ventennio della diaspora democristiana dal 1993 ad oggi.

Anacronistici “ultimi combattenti giapponesi”, qualcuno, forse, motivato da egoistiche ragioni di natura patrimoniale alla ricerca dei beni perduti e di alcune rivincite sulle responsabilità anche di natura penale assunte da amici di antica data, altri sollecitati da miserevoli funzioni servili in chiave pre elettorale, hanno sollecitato con i loro ricorsi, due ambigue ordinanze del tribunale di Roma avverse al percorso difficilissimo da noi avviato per la ricostruzione su basi legittime della DC storica. Pensavano di averci battuti e, invece, siamo ancora qui convinti, ora più che mai, della necessità di por fine alla diaspora democristiana e di offrire al Paese una nuova speranza.

Se non ora quando?

Un primo fatto è intervenuto nella giornata di sabato 6 aprile in una riunione di amici della DC a Roma, nella quale una seria e appassionata relazione dell’On Gianni Fontana è stata accolta con forte e unanime consenso da tutti i presenti. Una relazione che ha confermato la volontà di far riprendere il cammino della DC rincuorati dai nuovi segni dei tempi rappresentati, da un lato, dall’elezione del nuovo Papa con la dirompente carica di novità e, dall’altro, dalla consapevolezza dell’insufficienza ed estrema variabilità del quadro politico emerso dopo il voto di Febbraio.

Mai come in questo momento urge la necessità di riportare in campo una cultura politica e un partito di ispirazione democratico cristiana, ispirato dai valori fondamentali della solidarietà e sussidiarietà. Quelli propri della dottrina sociale della Chiesa, assunti da una rinnovata DC in grado di stipulare un credibile patto di fedeltà con il popolo italiano.

In assenza di una legge elettorale di tipo proporzionale alla tedesca, sarebbe vano ogni tentativo di dar vita a un centro, viste le esperienze di Martinazzoli nel 1993 e di Monti-Casini nel 2013. L’unica concreta possibilità, se non si intendono percorrere velleitarie strade senza sbocco, è quella di concorrere da democratici cristiani alla costruzione della sezione italiana del PPE. Un PPE che, proprio rafforzato dalla presenza di forti componenti democratico cristiane, deve essere ricondotto ai principi ispiratori dei padri fondatori dai quali da tempo lo stesso PPE si è fortemente allontanato.

Premessa indispensabile per tutto ciò: il definitivo superamento della diaspora democristiana italiana attraverso l’unificazione in un unico soggetto di quanti condividono tale progetto politico.
Un primo tassello è stato posto proprio Sabato 6 aprile, con l’annunciato impegno a riunire tutti gli amici che hanno partecipato al tentativo di rifondazione della DC storica con il XIX Congresso nazionale del Novembre 2012 a Roma con gli amici che da anni si battono per lo stesso obiettivo guidati dall’amico Angelo Sandri. L’appello del documento finale votato all’unanimità dagli oltre cento DC intervenuti a Roma è rivolto a tutti gli amici, gruppi, associazioni e partiti che hanno caratterizzato la diaspora democratico cristiana degli ultimi vent’anni e alle molteplici realtà del mondo cattolico affinché si superino le divisioni e si concorra tutti insieme alla costruzione della sezione italiana del Partito Popolare.

A Gianni Fontana è stato affidato il compito di incontrare tutte le altre componenti che a diverso titolo si rifanno alla democrazia cristiana per ricomporre l’unità dei democratici cristiani italiani.

 

Casini ha sbagliato

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