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Dopo la proposta francese di far entrare l’Italia nel progetto, condiviso con Berlino, per il carro armato del futuro Main ground combat system (Mgcs), arriva la risposta tedesca che secondo il quotidiano Handelsblatt avrebbe concluso una intesa per un programma per un main battle tank da sviluppare in sede europea insieme a Italia, Spagna e Svezia. L’indiscrezione arriva in un momento molto teso delle relazioni tra i partner franco-tedeschi e, qualora confermata, potrebbe rappresentare una rottura della partnership tra Rheinmetall e da Knds, joint venture nata nel 2015 dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann (Kmw) e la francese Nexter. Sembrerebbe, infatti, che le aziende tedesche vogliano tenere fuori per ora il gruppo Nexter, e in ogni caso l’avvio di un programma parallelo, e potenzialmente concorrenziale, al Mgcs sicuramente non verrebbe accolto con particolare entusiasmo dall’Eliseo.

Il Main ground combat

Il progetto per il Main ground combat è stato lanciato da Parigi e Berlino nel 2012, ma da allora il programma ha faticato a prendere slancio, funestato da una serie di ritardi e malumori sia tra i partner industriali, sia tra i governi di Francia e Germania. Indicativo il fatto che Parigi nel suo bilancio per la Difesa del 2023 non abbia inserito il programma Mgcs (né quello per il caccia di nuova generazione Fcas, realizzato sempre insieme a Berlino). L’urgenza dei Paesi europei di dotarsi di carri armati aggiornati alle sfide contemporanee, inoltre, mette a repentaglio il futuro del programma. Invece di attendere i decenni necessari a progettare e mettere in produzione i Mgcs, le capitali del Vecchio continente potrebbero scegliere di comprare immediatamente mezzi già disponibili. È il caso della Polonia, che l’anno scorso ha deciso di acquistare 250 carri americani Abrams M1A2.

Una risposta all’ultimatum francese?

L’annuncio francese di qualche giorno fa sembrava essere un ultimatum per Berlino, allargare il progetto all’Italia (attraverso Leonardo) oppure concludere la collaborazione. “Prendere o lasciare” lo ha definito La Tribune. Sarebbe stato un tentativo dei francesi di riequilibrare il rapporto con i partner tedeschi, in particolare con Rheinmetall, facendo leva su citati ottimi rapporti tra Parigi e Roma – con quest’ultima descritta da quotidiano francese come “il nuovo partner preferito” della Francia – basati sui progetti comuni come il missile Aster di Mbda, la partecipazione italiana ai missili franco-britannici Fman/Fmc e soprattutto l’aggiornamento di mezza vita di quattro Fremm, due francesi e due italiane (il Doria e il Duilio).

Collaborazione italo-tedesca

In questo contesto arriva adesso la proposta tedesca. con Kmw e Rheinmetall parteciperebbero Leonardo e il gruppo per la difesa svedese Saab attraverso l’ottenimento dei fondi del Fondo europeo per la Difesa (Edf), di cui circa cinque miliardi di euro sono stati messi a disposizione proprio per progetti di armamenti congiunti tra Paese Ue. Per quanto riguarda il nostro Paese, inoltre, l’Italia può però vantare ottimi rapporti con la Germania proprio nel settore terrestre, come dimostra la decisione del governo di acquistare i carri armati Leopard 2A8 a partire dal 2024, da affiancare ai 125 carri Ariete modernizzati in versione C2. L’obiettivo è arrivare ad avere circa 256 sistemi Mbt in grado di equipaggiare quattro reggimenti carri. La scelta di procedere lungo il doppio binario Ariete/Leopard risponde alla necessità di accelerare i tempi, con i primi due reggimenti dotati di C2 modernizzati già entro il 2028, anno in cui dovrebbero essere introdotti i primi Leopard, evitando gap operativi.

L’importanza del carro armato

Tra tutti i diversi sistemi d’arma, quello che più di altri rappresenta plasticamente lo stato di frammentazione del settore difesa europeo è il carro armato da battaglia (conosciuto anche con l’acronimo Mbt – Main battle tank). Attualmente, infatti, i circa seimila carri armati in servizio con le Forze armate dei Paesi europei appartengono a diciassette modelli diversi, senza contare le diverse varianti, spesso realizzate ad hoc per un singolo Paese. Addirittura, questo stato di proliferazione dei sistemi da combattimento terrestre avviene anche all’interno di numerosi Stati, con in servizio contemporaneamente modelli diversi di carro armato più o meno moderni (una condizione che caratterizza in particolare i Paesi dell’est Europa, dove sono impiegati anche apparecchi risalenti all’era sovietica). Per fare un rapido raffronto, i circa 2.500 carri degli Stati Uniti sono tutti un unico modello, l’M1 Abrams, sulla base del quale sono poi state realizzate le diverse varianti per rispondere alle necessità operative delle Forze Usa.

Prossimo passo, il caccia?

Un dettaglio fondamentale di questa possibile partnership tra Berlino, Roma, Stoccolma e Madrid è anche il fatto che potrebbe essere solo il primo passo per un avvicinamento della Germania anche al programma del caccia di nuova generazione Global combat air system (Gcap). L’Italia è un partner a pieno titolo del progetto insieme a Londra e Tokyo, e gli svedesi, parte integrante del programma precedente programma Tempest, in un recente incontro a Roma con SegreDifesa hanno espresso il loro interessamento per il Gcap, oltre ad aver siglato nelle settimane precedenti un accordo sul trasferimento di tecnologia e difesa con il Giappone che potrebbe spianare la strada per l’ingresso della Svezia nel Gcap. I ritardi accumulati dal programma franco-tedesco Fcas potrebbero portare Berlino ad aprirsi a collaborazioni più estese, anche alla luce dello slancio che invece sta caratterizzando l’evoluzione del Gcap.

Sul carro armato, Berlino sceglie l’Europa (e l’Italia). Prossimo passo il caccia?

Germania, Italia, Spagna e Svezia avrebbero concluso un’intesa per sviluppare insieme un carro armato di nuova generazione. Il progetto potrebbe mettere la parola “fine” al programma franco-tedesco per il carro del futuro Mgcs, da tempo rallentato da malumori tra le parti. Questa nuova iniziativa di Berlino potrebbe, inoltre, aprire la strada a una futura collaborazione tedesca anche sul caccia di sesta generazione di Roma, Londra e Tokyo (più Stoccolma) Gcap

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