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L’idea che Matteo Renzi possa essere incaricato di formare il governo da Giorgio Napolitano è una suggestione interessante che smuoverebbe sicuramente le acque, in un momento in cui mancano prospettive audaci. In aggiunta, in tal modo il capo dello Stato eviterebbe l’accusa da parte del M5S di aver restaurato l’Ancien régime con la sua rielezione.

Non credo, tuttavia, che l’ipotesi sia realisticamente possibile, per una serie di motivi.

La prima è, per così dire, inerente all’utilità di rivolgersi proprio a Renzi. Credo che se Napolitano preferisse un presidente del Consiglio così nuovo, brucerebbe il suo futuro, più ancora di quanto lui non faccia già da sé, volatilizzando definitivamente una risorsa della sinistra e, chissà, magari anche del Paese. Inoltre, c’è una ragione politica ad allontanare il toscano da Palazzo Chigi.

Napolitano deve creare un Governo inter partes, non super partes e, men che meno, partis causa. Renzi esprime una posizione netta e discussa, la quale non terrebbe insieme il patto costituzionale, caratterizzando l’esecutivo di troppa individualità e conflittualità. Egli non è ancora maturo, e non per colpa dell’età, per gestire una coalizione così complessa ed eterogenea, dovendo prima rivelare se stesso e la sua vera qualità politica.

Inoltre, io penso che comunque non si arriverà a un duraturo accordo di larghe intese, perché la base del PD non lo vuole e il vertice è spappolato. Il PDL, d’altronde, ha l’interesse di accelerare le elezioni, profittando presto della debolezza della sinistra e del dilettantismo dei Grillini. Dunque, avremo sì un Governo di scopo ma breve, con Amato o Letta primo ministro, per poi galoppare al voto all’istante, senza Renzi nell’esecutivo. Magari quest’ultimo potrebbe essere il leader del centrosinistra nella prossima campagna elettorale.

Il sindaco di Firenze, insomma, dovrà occuparsi nelle prossime settimane di riorganizzare il PD, trovandovi un ruolo politico di primo piano, non limitandosi a fare il comunicatore, con la legittimazione concreta e forte della sua base. Se ci riuscirà, cosa non ancora garantita, allora se ne potrà parlare.

Renzi premier? No grazie. Ecco perché

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