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L’Ue torna a concentrarsi sul pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione italiana. Se l’Italia a Bruxelles aveva chiesto che venissero esclusi dal deficit e dal debito i pagamenti statali alle imprese, non considerandoli nuovi debiti, la Commissione sembrava aver deciso un’apertura in tal senso, di cui il nostro Paese avrebbe potuto beneficiare avendo rispettato l’impegno del pareggio di bilancio per l’anno in corso. Ma ora potrebbe esserci qualche difficoltà nella chiusura della procedura per deficit pubblico eccessivo contro l’Italia. Secondo Il Sole 24 Ore Radiocor, “la Commissione europea è abbastanza preoccupata per l’annuncio del governo secondo cui il deficit/Pil nel 2013 sarà al 2,9% per effetto dei pagamenti degli arretrati alle imprese”. Una posizione che trova lo stupore dei vertici del ministero dello Sviluppo economico. Ma andiamo con ordine.

L’impatto del pagamento sui conti pubblici

Con lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese “il potenziale aumento del debito in due anni è di 20 miliardi il primo anno e 20 il secondo: cioè 40 miliardi” nel 2013-2014″, aveva sottolineato la scorsa settimana il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, precisando che “quello è il tetto massimo”. Quanto effettivamente sarà l’aumento del debito si saprà dopo il pagamento alle imprese. Per via XX settembre il deficit sarà del 2,9% nel 2013, e del 2,4 nel 2014, a cui bisogna aggiungere uno 0,5% che è l’impatto delle misure per lo sblocco dei pagamenti. I numeri sono stati inseriti in una relazione del governo al Parlamento.

I tre anni considerati dal Patto di Stabilità

Le regole del patto di Stabilità prevedono che per chiudere la procedura il deficit sia sotto o al 3% del Pil l’anno precedente: questo per il 2012 è ormai acquisito. Ma prevedono che anche nei due anni successivi non debba superare la soglia di Maastricht. In questo senso, Bruxelles ritiene l’Italia sul filo del rasoio: di qui quello che viene definito una situazione di difficoltà. In sostanza, Bruxelles non vuole rischiare di chiudere la procedura in primavera per il 2012 e riaprirla in autunno nel caso la stima di deficit sia superiore alle attuali previsioni. La situazione, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore Radiocor, è già stata fatta presente dalla Commissione europea al governo italiano.

Retrofront dell’Ue?

I commissari Ue agli affari economici Olli Rehn e all’industria Antonio Tajani hanno dichiarato la settimana scorsa che la liquidazione dei 70 miliardi di debiti commerciali da parte dello Stato a favore delle imprese sarebbe potuta rientrare “tra i fattori attenuanti” nel momento in cui sarebbe valutata la conformità del bilancio pubblico italiano con i criteri di deficit e debito del patto di stabilità. Ma le preoccupazioni di Bruxelles riaccendono il dibattito. “La commissione Ue si rimangia la parola su margini di manovra per pagamento scaduto Pa? Urge chiarimento da Olli Rehn e @AntonioTajaniEU”, scrive su Twitter Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del ministero dello Sviluppo economico.

 

Perché Bruxelles mugugna sui conti pubblici italiani

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