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Parigi non canta vittoria, anzi. La recessione sposta la Francia sempre più giù, sempre più vicina al Mediterraneo e ai Paesi in crisi. E, d’altro canto, si allontana, in questa nuova geografia della crisi, dalla Germania già in corsa.

La sterzata del presidente socialista Francois Hollande non è bastata a risollevare l’industria francese, con il pianto della casa automobilistica Psa Peugeot-Citroen, né l’export appesantito dalla zavorra del supereuro. E i viaggi di rappresentanza del presidente diventano le prove di caccia grande di un predatore fiaccato.

La disoccupazione crescente

Il male è comune sì, ma il gaudio non è mezzo. Il tasso di disoccupazione in Francia è salito al 10,2% nel quarto trimestre 2012, 0,3 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente, salendo sopra la soglia del 10% per la prima volta da metà 1999. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, il numero di disoccupati è pari a 2,9 milioni. Con i Paesi oltreoceano, il tasso si è attestato al 10,6%.

Il record giovanile

Su base annua la disoccupazione ha registrato un incremento di 0,8 punti. Per i giovani (15-24 anni) la crescita è stata di 3,4 punti nel 2012, con il tasso di disoccupazione che ha toccato il nuovo record al 25,7%, ovvero 730mila persone. Comunque ancora lontano da quello italiano, al 35,3%.

Il gap crescente con la Germania

La Francia, la seconda maggiore economia dell’area, accusa crescenti difficoltà sul lato conti pubblici. Il Pil è calato dello 0,3% a fine 2012 e il divario che accusa rispetto alla Germania è ai massimi da 15 anni a questa parte, secondo le indagini tra i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese. Misure anticrisi o meno, Parigi probabilmente non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di ridurre il deficit del settore pubblico al 3% del Pil. Il consolidamento dei conti pubblici è da rimandare al 2014, sebbene i mercati internazionali comincino a dubitare delle capacità di ripresa del Paese.

Il commento di Saint Etienne

“Il nostro governo è incapace di dire la verità sulla grave crisi che sta colpendo i francesi e questo è un fattore di inquietudine e di instabilità crescente”, spiega all’Unità l’economista e analista politico francese Christian Saint Etienne. “La Francia -prosegue – da 14 anni  perde terreno in termini di competitività non solo industriale ma anche economica. Con l’introduzione dell’euro, il confronto con i tedeschi è diventato impossibile anche nel campo del prelievo fiscale alle imprese: addirittura a sei punti percentuali in più, e questo significa che la nostra redditività è inferiore a quella tedesca di almeno 100 miliardi di euro”, conclude.

Il deficit commerciale

Tra tanti cali, è il deficit commerciale a salire a 5,86 miliardi a gennaio. Un trend che può essere spiegato dal pesante calo delle esportazioni registrato dall’intera eurozona a fine 2012 con i recenti apprezzamenti della moneta unica. Nel quarto trimestre l’export ha bruscamente ingranato la marcia indietro, segnando un pesante meno 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti, secondo i dati disaggregati forniti oggi da Eurostat, a fronte del più 1% registrato nel terzo trimestre.

 

I malanni dell'altezzosa Francia

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