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Brasile-Italia è l’ennesimo segnale che i tempi sono cambiati. Perché se una volta avremmo affrontato il match chiudendoci e ripartendo (complimentandoci tra di noi per l’ottima difesa, incuranti degli insulti del resto del Mondo…), oggi i ruoli si sono invertiti. E così ci ritroviamo qui a celebrare un2 a2 che ci sta perfino stretto, in virtù dell’enorme mole di palle gol costruite e, soprattutto, del gioco espresso. Il tempo dello stupore però è finito da almeno due anni, per la precisione da quando gli Azzurri hanno cominciato ad assorbire le idee di Mister Prandelli. Rivitalizzato (e rinfrescato) un gruppo sull’orlo dell’esaurimento nervoso (quanti danni il Lippi-bis!), il buon Cesare ha lavorato anzitutto sull’autostima e sulla mentalità. E così la nostra atavica tendenza alla fase difensiva ha lasciato spazio al possesso palla e al gioco d’attacco, e non solo nelle amichevoli. Finale controla Spagnaa parte, gli Europei hanno consacrato il lavoro dell’Italia, brava ad imporsi su Inghilterra e Germania, oltre che a fermare le stesse Furie Rosse con un pareggio nella fase a gironi. La bella prova col Brasile insomma è tutt’altro che una casualità, e ora gli Azzurri, ad un anno e tre mesi dal Mondiale, possono già cominciare a sognare. Merito di Prandelli, bravo a seguire il proprio istinto, ma anche ad adeguarsi ai tempi e al materiale a disposizione. Prendiamo l’Italia di Zoff, finalista ad Euro 2000 dopo un torneo fatto di cuore e difesa esasperata. La linea arretrata nella semifinale con l’Olanda era così composta: Cannavaro, Nesta e Iuliano centrali, Zambrotta e Maldini sugli esterni. Tutti fuoriclasse del ruolo, escluso il Mark della Juventus (comunque un ottimo giocatore). Oggi, pur avendo comunque due centrali di altissimo livello come Barzagli e Bonucci, il meglio lo diamo dalla cintola in su. Pirlo, Montolivo, De Rossi e Marchisio costituiscono un centrocampo secondo solo a quello della Spagna, e là davanti abbiamo solo l’imbarazzo della scelta, oltre alla coppia del futuro (in tutti i sensi) Balotelli-El Shaarawy. Il meglio, insomma, è in attacco. La vocazione è cambiata e piano piano se stanno accorgendo tutti.

Brasile-Italia, i tempi sono cambiati. Ora il pareggio sta stretto a noi...

Brasile-Italia è l’ennesimo segnale che i tempi sono cambiati. Perché se una volta avremmo affrontato il match chiudendoci e ripartendo (complimentandoci tra di noi per l’ottima difesa, incuranti degli insulti del resto del Mondo…), oggi i ruoli si sono invertiti. E così ci ritroviamo qui a celebrare un2 a2 che ci sta perfino stretto, in virtù dell’enorme mole di palle…

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