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È il Sudest asiatico la meta del leader giapponese Abe Shinzo per la sua prima visita ufficiale dopo la rielezione lo scorso dicembre. In realtà nelle intenzioni del premier nipponico il primo viaggio sarebbe dovuto essere negli Stati Uniti, ma l’agenda di Barack Obama ha spinto per un cambio di programma. La macchina della diplomazia di Tokyo riparte perciò da Vietnam, Thailandia e Indonesia. La regione è vista come un partner per controbilanciare la forza economica e militare della Cina. Proprio Pechino 7 anni fa era stata scelta dallo stesso Abe per iniziare il suo primo mandato alla guida del Sol Levante. Ma sui rapporti con la Repubblica popolare pesano oggi le crescenti tensioni attorno alle isole Senkaku, chiamate Diaoyu dai cinesi.

Abe è considerato un falco che, secondo esperti citati dalla Reuters, dovrà fare attenzione a evitare provocazioni che possano far pensare a un tentativo di contenere Pechino. Le due parti oggi si sono rinfacciate le responsabilità per l’escalation della tensione. L’agenzia ufficiale cinese Xinhua, riportava le parole del portavoce del ministero degli Esteri di Pechino sul governo in allerta massima per il comportamento del Giappone che la scorsa settimana, va ricordato, ha aumento per la prima volta in 11 anni il budget della Difesa. Di contro, come riferito dal Wall Street Journal, il titolare della diplomazia nipponica, Fumio Kishida, accusava la Cina per le crescenti tensioni.

Per restare agli ultimi giorni, il governo di Tokyo non ha escluso l’ipotesi di sparare colpi di avvertimento al passaggio di aerei cinesi nello spazio aereo dell’arcipelago. Già nelle scorse settimane caccia nipponici si erano alzati in volo in segno di avvertimento al passaggio di velivoli cinesi. Di contro Pechino ha annunciato rilievi topografici sulle isole contese e il Quotidiano dell’Esercito Popolare di Liberazione, riferisce AgiChina24, ha pubblicato un editoriale dove si parla di un documento emesso dagli alti comandi sulle istruzioni di addestramento delle truppe per il 2013.

Tornando al viaggio di Abe, l’economia sarà uno dei temi principali, con Tokyo alla ricerca di nuovi mercati dopo il gelo che ha avuto ripercussioni anche economiche con la Cina.

Il Vietnam è la prima tappa, seguiranno Malaysia e Indonesia. Nelle scorse settimane Kishida aveva invece scelto le Fillipine per la prima visita da ministro degli Esteri. Come Tokyo, sia Manila sia Hanoi sono ai ferri corti con la Cina per dispute territoriali nel Mar cinese meridionale. Il tema è stato anche motivo di rottura all’interno dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico il cui vertice lo scorso luglio si è concluso per la prima volta in 45 anni senza una dichiarazione congiunta, con filippini e vietnamiti che hanno accusato la presidenza di turno cambogiana di essere troppo appiattita sulle posizioni cinesi.

Un editoriale del quotidiano nipponico Asahi Shimbun ammoniva tuttavia Abe di non spaccare il blocco sudorientale ed esortare all’unità, vitale “per fronteggiare le sfide poste dalla Cina e migliorare la cooperazione”. Per fare ciò Abe punta a enfatizzare i presunti valori comuni con i partner: rispetto dei diritti umani, della libertà e della democrazia.

Come segnalato da The Diplomat, il ritorno di Abe al governo apre inoltre opportunità di maggiore collaborazione tra il Giappone e l’India, indicata nella recente vittoriosa campagna elettorale dei liberldemocratici nipponici come un possibile partner nel campo energetico e della sicurezza nazionale

La diplomazia nipponica riparte dal Sudest asiatico (non dagli Usa)

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