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Ci sono voluti cinque anni di ricerche, ma alla fine i dati sull’inquinamento del suolo in Cina non saranno resi pubblici. Il ministero per la Protezione ambientale si è trincerato dietro il segreto di Stato alla richiesta dell’avvocato pechinese Dong Zhengwei di conoscere i risultati dello studio iniziato nel 2006. A rivelarlo è lo stesso legale intervistato dal Legal Daily spiegando di aver inviato un’email per conoscere dati, metodologia della ricerca e cause dell’inquinamento dei terreni.

“Il governo ha la responsabilità di informare i cittadini riguardo la sicurezza di un appezzamento di terra per coltivare o costruire una casa”, ha detto al South China Morning Post l’ambientalista Ma Jun, direttore del Public and Environmental Affairs e una delle figure più in vista della lotta per la tutela dell’ambiente in Cina.

La decisione del governo pone nuovamente l’attenzione sull’arbitrarietà e  sugli abusi con cui la Cina ricorre al segreto di Stato. Tanto più dopo la maggiore trasparenza dimostrata nel rendere pubblici i dati sull’inquinamento dell’aria che dai primi dell’anno ha raggiunto una densità delle polveri sottili addirittura trenta volte oltre i limiti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nei giorni scorsi ci fu invece l’ammissione sull’esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro”, in cui il tasso d’incidenza dei tumori è ben al di sopra della media.

Ma se la coltre di smog che ha avvolto la capitale Pechino e altre città cinesi era ben visibile. Nelle scorse settimane il tema era in copertina su Caixin, uno dei più indipendenti organi d’informazione del Paese. I terreni cinesi sono tra i più inquinati al mondo, ricordava la rivista, le contaminazioni sono dovute soprattutto a metalli pesanti come il cadmio, il mercurio, il cromo e il piombo. Secondo una rilevazione fatta alla fine degli anni Novanta, almeno 1,85 milioni di ettari sono contaminati, pari a un decimo dei terreni agricoli cinesi. Lo stesso primo ministro Wen Jiabao a novembre sottolineò la necessità di intervenire per arginare il fenomeno.

I temi ambientali saranno al centro sia della sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo sia di quella in contemporanea della Conferenza politico consultiva, ricorda il China Daily. Il malcontento popolare e una nascente coscienza ambientalista nella classe media e tra i giovani della generazione anni Novanta stanno diventando una delle sfide principali per l’autorità del Partito comunista e motivo di proteste, partecipate e in molti casi vittoriose che hanno portato alla chiusura e allo spostamento di impianti industriali. Nei mesi scorsi si è inoltre discusso degli emendamenti alla legge sulla protezione ambientale e sono partite le prime azioni collettive contro imprese inquinati.

Secondo le stime di Chen Nengchang del Guangdong Institute of Eco-environmental and Soil Sciences, almeno 15 delle 33 province e zone amministrative cinesi hanno aree con contaminazione del suolo elevata, soprattutto quelle nel sudest del Paese motore economico e industriale della Cina. L’istituto, spiega Bloomberg, cerca soluzioni all’inquinamento dei terreni studiando i metodi adottati in Giappone per la bonifica delle aree gravemente inquinate tra gli anni Cinquanta e Settanta. Ma per farlo servono dati ufficiali e seri.

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