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Sembrava ben tracciato lo spartito del professor Monti dopo la recente riunione del direttivo del Partito Popolare Europeo: tentare di costruire la sezione italiana del PPE in Italia dopo il fallimento dell’esperienza del Cavaliere.

Un progetto per il quale la DC italiana, partito mai sciolto e rilanciato dal XIX Congresso nazionale celebrato a Roma il 10 e 11 Novembre scorsi, era ed è fortemente interessata in qualità di socio fondatore del PPE e dell’Internazionale democristiana.

Mercoledì scorso a Palazzo Chigi è avvenuto, tuttavia, un incontro del Presidente Mario Monti con il trio bolognese che contiene non pochi elementi contraddittori e distonici rispetto all’obiettivo di cui sopra.

Lo spartito programmato sembra svolgersi, infatti, secondo i canoni della commedia dell’arte con libera interpretazione affidata ai tre commedianti bolognesi, due dei quali lontani mille miglia dalla storia e dall’esperienza dei popolari e dei democratici cristiani europei.

Al duo delle maschere di Fagiolino-Sandrone ( alias Casini-Fini) il ruolo del Sior Tentenna è affidato all’eterno indeciso Luca Cordero di Montezemolo.

Il mio amico Sancho Panza mi ha chiesto, non senza malizia tolediana, quale lavoro avessero mai fatto quelli di quel trio a sostegno della riconferma a capo del governo di Mario Monti, prima del loro impegno politico.

Ho trovato qualche difficoltà a rispondere, non avendo notizia di impegni di lavoro o professionali concreti, almeno del duo Casini-Fini, prima dell’entrata in politica. Di loro è nota solo la lunga permanenza sugli scranni bassi e alti di Montecitorio, questi ultimi occupati per grazia dell’odiato Cavaliere di Arcore, ripagato dai fedifraghi con il tradimento e l’abbandono e da sempre impegnati alla personale sopravvivenza politica e a scenari futuri sempre più elevati, magari quelli del supremo Colle.

Quanto all’appassito virgulto coltivato in casa Agnelli, dall’ingloriosa esperienza dei mondiali di calcio italiani a quella più recente ferroviaria di “Italo”, è assai nota la sola sua presidenza della Ferrari, l’unica “Rossa” cara a tutti gli italiani.

Insomma, se si eccettua Fagiolino-Casini, prodotto tra i più riusciti, almeno sul piano della furbizia e della tattica, della premiata forneria democristiana, nessuno degli altri due commedianti possiede un pedigree compatibile con il progetto costruttivo del PPE in Italia.

Patetica, poi, la figura del Sandrone bolognese che, da delfino designato dall’onesto e intelligente Almirante a zigzagante interprete di tutte le politiche, sino all’ultima assai poco credibile capriola in equivoca versione popolare, si è ridotto a elemosinare un posto sicuro per lui e l’accolito Bocchino, nella lista pout pourri del Fagiolino sempre in piedi.

Crediamo che con questa mal combinata compagnia di giro sarà dura per il professore superare l’asticella del 20% imposta dal porcellum.

Ecco perché ai miei amici democristiani, a questo punto, si impone, innanzi tutto, di ingiungere all’equivoco Casini l’impedimento ad usare illegittimamente lo storico simbolo scudocrociato, appartenente a pieno ed esclusivo titolo alla DC storica, partito mai sciolto come da sentenza della Cassazione.

Inoltre servirà una seria riflessione onde evitare che l’area dei popolari e liberali italiani non si trovi senza rappresentanza tra la Scilla del Cavaliere, in drammatica distruttiva deriva, e la Cariddi del trio dei commedianti bolognesi occhieggiante verso la sinistra di Bersani.

Un’azione coraggiosa da parte di Alfano, Formigoni, Mauro e altri del Pdl sarebbe oltremodo auspicabile.

Se ciò non accadesse, sarebbe meglio attendere sulla riva del fiume il cadavere di un Parlamento senza futuro, quello che uscirà dal voto di Febbraio, e tentare di ricostruire sul territorio a livello locale il partito della speranza e una proposta credibile per la nuova Italia che la prossima inevitabile Costituente dovrà progettare.

Don Chisciotte
dal suo buen retiro veneziano
21Dicembre 2012

Quei tre commedianti di Bologna

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