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Quali sono le priorità del vertice di Vilnius rispetto al peso specifico dei Paesi balcanici? Come il cosiddetto formato B9, che riunisce Bulgaria, Cechia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia (istituito all’indomani della prima invasione russa dell’Ucraina nel 2014) può svolgere un ruolo rispetto alle emergenze che in quel pezzo d’Europa si stanno manifestando? Alcune risposte sono state offerte dal Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, in occasione del vertice B9 che si è svolto ieri a Bratislava, con al centro del dibattito la guerra contro l’Ucraina “che ha cambiato il nostro ambiente di sicurezza a lungo termine, perché la Russia ha infranto la pace in Europa”, ha spiegato il segretario generale, nel giorno della distruzione della diga di Kakhovka.

Stoltenberg ha delineato le priorità chiave per il vertice di Vilnius, compreso un pacchetto pluriennale di assistenza per l’Ucraina, oltre ad un impegno per aumentare gli investimenti nella difesa, con un minimo del due percento del Pil, senza dimenticare l’ingresso della Svezia come membro dell’Alleanza.

L’Italia nei Balcani

Il tema che è scaturito dal meeting verte sul fatto che i Paesi B9 oggi sono molto più resilienti di quanto si aspettassero i loro avversari, con l’opportunità di mettere in luce esigenze e istanze all’interno dell’Alleanza e, perché no, intrecciare questi elementi con le politiche europee di allargamento a est.

“Il premier italiano è un rompighiaccio e i ministri la affiancano in maniera costante nei dossier maggiormente significativi – osserva a Formiche.net Emanuele Loperfido (FdI), Membro della Commissione esteri della Camera e della delegazione parlamentare italiana presso l’Osce – per cui certamente l’Italia è impegnata nel costone balcanico e segue con attenzione momenti di confronto utilissimi come il vertice B9 di ieri a Bratislava”.

Secondo il deputato di Fratelli d’Italia è un fianco che sicuramente deve essere potenziato con modalità strategiche, così come emerso dall’audizione di oggi in Commissione difesa con il Capo di Stato maggiore della difesa, l’ammiraglio Cavo Dragone, secondo cui è quello il blocco più delicato per l’Europa. Si pensi infatti che sui 27 Stati membri dell’Ue 22 sono della Nato, “è chiaro che quello è il fronte da tutelare maggiormente, quindi immagino che gli obiettivi di Vilnius saranno quelli di aumentare il supporto all’Ucraina, rafforzare la struttura di difesa e anche rimodulare la deterrenza”. Ma c’è un altro aspetto che secondo Loperfido rappresenta un plus: “Credo che per la prima volta si discuta sul fatto che aumentare al 2% del pil gli investimenti in difesa non basti più”.

Sicurezza e difesa

Altro elemento di stretta attualità è quello relativo al come implementare lo stato di avanzamento della sicurezza regionale anche con un ruolo per l’Italia, dal momento che ad esempio Serbia e Kosovo hanno fatto registrare passi indietro alla voce stabilizzazione, con l’appendice rappresentata dall’invio da parte di Ankara di un battaglione come rinforzo per la forza di mantenimento della pace guidata dalla Nato Kfor.

“Siamo il più grande Paese europeo vicino a quel fronte – prosegue Loperfido – a maggior ragione abbiamo interesse a normalizzare quell’area. Veniamo visti come un Paese che quando fa un intervento di carattere militare interviene anche come ‘sistema’ quindi dovremo essere bravi a far vedere che arriviamo in quell’area sia con l’obiettivo di stabilizzare, sia con quello di lavorare per uno sviluppo economico. Quest’ultimo automaticamente genera una sensazione di ulteriore stabilità. Per cui è necessario far capire che il fronte occidentale è l’opzione percorribile rispetto a quello che può essere il voler stare dall’altra parte. L’Italia, come osservato recentemente dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, dovrà assumere maggior peso all’interno della Nato negli equilibri internazionali per quanto concerne le decisioni che riguardano le modalità di intervento nell’area delle missioni. Essere più presenti, più operativi e più protagonisti”.

Sistema

Come fare dunque sistema? “Essere presenti con i nostri interlocutori a livello di difesa quindi anche magari con una fornitura e con lo scambio di mezzi e tecnologie con tutti gli Stati che in questo momento devono potenziare il loro arsenale. In secondo, luogo procedere con gli investimenti tramite l’Ice e i rappresentanti degli industriali, ovvero come moneta di sostegno alle categorie. Sui Balcani – conclude – stiamo lavorando costantemente, tenendo sempre conto che comunque sono situazioni molto complesse. Però siamo noi in prima fila e non la Germania, non la Francia, non la Spagna, non l’Inghilterra. Roma è naturale protagonista. Il motivo? Noi ci affacciamo su questo territorio ed è fisiologico che dobbiamo essere i principali interlocutori, facendo sempre più sistema”.

A Bratislava va in scena il pre-Vilnius. Il B9, la Nato e l'Italia secondo Loperfido

L’Italia nei Balcani? “Protagonista naturale”.  Il commento del deputato di FdI, membro della Commissione esteri della Camera e della delegazione parlamentare italiana presso l’Osce dopo il vertice B9 che si è svolto ieri a Bratislava

 

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