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Altro che “abbraccia un repubblicano”, come scrive in copertina. Paul Krugman nel suo editoriale sul New York Times invita il presidente Obama a non mollare. Nessun accordo. Tanto non succede niente.
 
Il Congressional Budget Office (bipartisan) calcola che gli aggiustamenti automatici del deficit (senza una nuova intesa scattano i tagli alle spese e decadono le riduzioni fiscali per i redditi più elevati) rischiano di provocare tre punti in meno di crescita e almeno due punti in più di disoccupazione nel 2014. Ma il premio Nobel dell’Economia sostiene che non è vero. L’accordo sul tetto al debito pubblico, quello sì era una cosa seria e c’era una scadenza precisa, oltre la quale sarebbe scattata una vera tempesta sui mercati. La politica fiscale è un’altra bestia, ha tempi diversi e bisogna calibrarla bene. Dunque niente ansia, nessuna fretta, negoziare bene e a muso duro.
 
E’ lo stesso atteggiamento (anche se su una linea opposta) della pattuglia di deputati e senatori che fa capo al Tea Party Movement. Hanno perso un po’ di penne, ma possono contare su una cinquantina di fedelissimi alla Camera che resta nelle mani dei repubblicani. Dunque, gli auspici di cui si fanno interpreti in molti, anche sui giornali italiani, sono wishful thinking che non fa i conti con la realtà.
 
Il problema è politico, non economico. Ai Repubblicani in cerca di una nuova strategia e non solo di un leader, conviene giocare allo sfascio? In realtà, non conviene nemmeno a Obama. Non ha più bisogno di essere eletto, può diventate una lame duck con il Congresso contro una paralisi continua. Ma può anche fare come Clinton due che all’inizio scontentò parte della sua base liberal, sposando politiche liberalizzatrici e portando in pareggio il bilancio pubblico. Poi restò nella storia favorendo il più lungo ciclo di sviluppo mondiale del secolo scorso. E non solo l´Occidente. La tanto discussa globalizzazione ha portato fuori dalla fame miliardi di persone. E alla fine anche i liberal, pur storcendo la bocca, hanno ingoiato il rospo.
 

Obama balla su un baratro fiscale

Altro che “abbraccia un repubblicano”, come scrive in copertina. Paul Krugman nel suo editoriale sul New York Times invita il presidente Obama a non mollare. Nessun accordo. Tanto non succede niente.   Il Congressional Budget Office (bipartisan) calcola che gli aggiustamenti automatici del deficit (senza una nuova intesa scattano i tagli alle spese e decadono le riduzioni fiscali per i…

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Come passare dalla fase di teorizzazione all´attuazione delle proprie idee? Ecco la spina nel fianco di ogni economista, persino di ogni accademico. Non è una novità di oggi. Forse dai tempi di Malthus, le elucubrazioni sullo stato del mondo, sulle ricette per curare le economie in transizione, si sono sprecate. Molto più rari i capitani coraggiosi che hanno provato ad…

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L’Oceano Atlantico non è mai sembrato così vasto quanto due giorni fa. Mentre sulla costa americana una delle campagne presidenziali più combattute della storia americana, sintomo della crescente polarizzazione della società statunitense, terminava con richiami all’unità degli americani di fronte alle sfide del futuro prossimo sia da parte del vincitore che del candidato uscito sconfitto, in Europa una giornata caratterizzata…

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"I dirigenti repubblicani mercoledì si sono svegliati avendo presente il proprio difficile futuro", scrive oggi il Washington Post. Il quotidiano Usa prevede "lunghi scontri interni sui modi in cui il Gop si è aggrappato a uomini vecchi per tentare di arginare le trasformazioni in atto nel Paese".Partono cosi nel partito uscito sconfitto alle scorse presidenziali americane, dibattiti e analisi su…

Il prof. Piga sale in cattedra e tiene una lezioncina sull'euro

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