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Dopo Ann Romney e Chris Christie, ieri la convention repubblicana a Tampa era tutta per lui. Per Paul Ryan e il suo ´acceptance speech´, il discorso con cui ha accettato la nomination alla vicepresidenza. Il suo discorso, partito sottotono, è diventato man mano trascinante, davanti a un pubblico in tripudio che lo ha più volte interrotto con applausi e standing ovation (breve interruzione anche da parte di alcuni manifestanti a favore del Medicare, accompagnati fuori dal palazzetto). “Rispondo alla chiamata della mia generazione per dare ai nostri figli l`America che è stata data a noi, con opportunità per i giovani e sicurezza per gli anziani”, ha detto il deputato del Wysconsin alla platea della convention repubblicana di Tampa. Parole che hanno riecheggiato “la chiamata” di cui aveva parlato John F. Kennedy nel discorso inaugurale della sua presidenza del 1961.
 
Il suo discorso, nei contenuti, è stato quello che ci si aspettava, innanzi tutto attacchi senza quartire a Barack Obama. “L`unica cosa che gli è rimasta è la paura, vi ha traditi, ha fallito, la sua presidenza è iniziata con una crisi finanziaria e finirà con una crisi finanziaria. Dopo quattro anni, l`America ha bisogno di una svolta e l`uomo giusto per darla è Mitt Romney”.
 
Ieri ha parlato anche John McCain, senatore dell`Arizona e sconfitto da Barack Obama nel 2008 venuto, ha detto, per “benedire” Romney, che nella precedente tornata elettorale era stato, senza successo, tra i suoi sfidanti: “è un onore unirmi al vostro coro di voci per dare la nomination al prossimo presidente degli Stati Uniti, il mio amico Mitt Romney”, ha detto.
“Mi fido di lui”, ha aggiunto e lo ha ribadito sette volte nel finale del discorso: “mi fido di lui perché sa che il bene trionfa sul male, la giustizia sulla tirannia, l`amore sull`odio. Sa che il desiderio di libertà è eterno è universale e che l`America è la migliore speranza per l`umanità”.
 
Discorso anche per Condoleezza Rice, ieri sera alla convention di Tampa. Non ha fatto sconti a nessuno l’ex segretario di Stato, tanto meno al presidente Barack Obama, anche se non lo ha mai nominato: “Bisogna sapere fare scelte, non si può guidare un Paese dalle retrovie”, ha detto. E ancora: “Da che parte sta l`America? Se non si sa rispondere a questa domanda in modo chiaro e non ambiguo, il mondo diventa un posto più pericoloso e caotico”.
Accolta da un boato, Rice ha scaldato la platea come nessuno prima di lei aveva fatto. Rice ha parlato dell`11 settembre – “mi hanno detto che un aereo si era abbattuto sulle Torri Gemelle, poi un secondo e uno sul Pentagono e uno in un campo della Pennsylvania, dove persone sono morte perché altre potessero vivere”, – ha parlato della crisi finanziaria del 2008, di Siria e della primavera araba e di “un desiderio universale di libertà”, di immigrazione, sanità e istruzione, “il problema principale per quanto riguarda i diritti civili al giorno d`oggi”.
 
“Tutti ci chiedono in cosa crede l`America, Mitt Romney e Paul Ryan daranno una risposta”, ha detto, sottolineando che “sanno cosa fare, saranno affidabili, saranno seri e integri”. Però Rice ha citato solo poche volte i due repubblicani, sempre insieme. Ha parlato direttamente agli americani: “sapete di non essere in grado di controllare le circostanze, ma potete controllare la vostra risposta alle circostanze”.

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