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Per proseguire nel dibattito, avviato con Benedetto Ippolito (Italia Futura) che ha analizzato il Manifesto per la Terza Repubblica, su cui sono intervenuti poi Piercamillo Falasca (segretario di Zero Positivo) e Giovanni Boggero (coordinatore piemontese di Fermare il Declino) e Romano Perissinotto (Italia Futura Lombardia), Formiche.net ha intervistato Paolo Mazzanti, uno degli esponenti di spicco di Indipendenti per l´Italia, movimento che insieme con Italia Futura, Fermare il declino e Zero Positivo lavora per un rassemblement centrista e liberale.
 
Mazzanti, il manifesto Verso la Terza Repubblica è una evoluzione di Italia Futura da un liberismo radicale e individualista a un liberismo sociale, come ha scritto su Formiche.net il prof Benedetto Ippolito?
 
“Non direi che Italia Futura, per come l’ho seguita, proponesse un “liberismo radicale e individualista”. Direi piuttosto che il suo tratto distintivo è sempre stato quello della modernizzazione del Paese, che comporta certamente anche un maggior tasso di liberalismo nella nostra economia”.
 
Come replica agli esponenti di Fermare il declino sui punti relativi a riduzione della spesa, privatizzazioni e liberalizzazioni non inseriti nel Manifesto?
 
“Il Manifesto Verso la Terza Repubblica non è un programma di governo, ma un appello alle associazioni della società civile che sostengono l’Agenda Monti a mettersi assieme per presentare una Lista alle prossime elezioni che prosegua il percorso di risanamento dell’Italia avviato nell’ultimo anno. E nell’Agenda Monti ci sono in bella evidenza anche la riduzione della spesa pubblica, le privatizzazioni, che il governo sta avviando sia pur con qualche ritardo, e le liberalizzazioni, che sono state ostacolate dai parlamentari e dalle lobby diffuse nella società italiana. E proprio questo conferma l’esigenza di dar vita a un nuovo soggetto politico che sostenga dal Parlamento l’Agenda Monti”.
 
L’economista Michele Boldrin, uno dei promotori di Fermare il Declino, sul Fatto Quotidiano ha anche aggiunto che era necessario indicare di non voler candidare politici con più di due legislature.
 
“Con più di due legislature? Io sono ancor più radicale. Secondo me i parlamentari uscenti non dovrebbero ripresentarsi, non perché siano vecchi, ma perché hanno portato l’Italia al fallimento. Per il futuro si può certamente inserire il limite di due mandati per tutti gli eletti, come avviene già per i sindaci”.
 
Che significato hanno le firme di esponenti cattolici come Raffaele Bonanni (Cisl), Andrea Olivero (Acli) e Andrea Riccardi (ministro e fondatore della Comunità di Sant’Egidio) al Manifesto promosso da Italia Futura?
 
“Il fatto che Bonanni, Olivero, Riccardi e le loro organizzazioni abbiano rifiutato la seduzione di creare un piccolo partito cattolico per contribuire a dar vita a un nuovo ampio soggetto politico che sostenga l’Agenda Monti anche nella prossima legislatura è un segno di lungimiranza e generosità. Bisogna capire che c’è bisogno di una grande forza politico-sociale fortemente innovativa nelle proposte e nelle persone per portare l’Italia fuori dalla crisi, evitando il rischio del populismo, del settarismo e dell’antipolitica. Rischio che potrebbe essere fatale e riportarci rapidamente sull’orlo del fallimento.
 
Perché è necessaria un’alleanza tra cattolici e liberali?
 
“A mio giudizio l’alleanza cattolici-liberali è indispensabile per ricostruire l’Italia dopo la grande crisi, come lo fu dopo la guerra, quando De Gasperi, insieme a liberali e laici illustri come Einaudi,. Sforza, La Malfa e Menichella seppe ancorare l’Italia cattolica di allora all’economia di mercato, ponendo le premesse del boom economico degli Anni Sessanta che consentì la creazione del nostro stato sociale. Bisogna ricordare che dopo il 1948, quando la Dc avrebbe potuto governare da sola, De Gasperi volle un governo di coalizione con laici, liberali, repubblicani e socialdemocratici”.
 
Ma ora siamo nel 2012…
 
“C’è un’altra ragione che impone la collaborazione tra liberali e cattolici. Per uscire dalla crisi l’Italia ha bisogno di tre grandi riforme: la ricostruzione dello Stato (dimezzare i parlamentari, abolire le Province, dimezzare le Regioni, accorpare i Comuni, snellire la pubblica amministrazione) per ridurre la spesa pubblica, le tasse e il debito, come chiedono i liberali; la seconda riforma è l’aumento della produttività, spostando a livello aziendale gli aumenti salariale, come chiede da anni la Cisl di Bonanni; e poi bisogna riformare lo Stato sociale per renderlo più snello e meno costoso, anche grazie all’intervento strutturale del volontariato rappresentato per gran parte dal mondo cattolico. Come si vede, sia i liberali sia i cattolici sono necessari per ottenere questi risultati”.
 
Alla fine l´impostazione programmatica del rassemblement centrista e moderato non somiglierà a quello della Dc, di Forza Italia o del Pdl?
 
“Alla Dc di De Gasperi o di Kohl e della Merkel sì, a quella clientelare e assistenzialista degli ultimi decenni certamente no. La prima Forza Italia aveva un programma liberale e innovatore, poi mescolato nel Pdl all’impostazione sociale di An. Peccato che Forza Italia e il Pdl non abbiano realizzato quasi nulla del loro programma, e abbiano portato l’Italia al fallimento”.
 
Le risulta, come ha scritto Formiche.net, che ci sarebbero divergenze o diverse sensibilità all´interno di Fermare il declino su Monti bis?
 
“Per la mia esperienza, dentro Fermare il Declino ci sono almeno tre posizioni: ci sono coloro che sarebbero disposti sia pure di malavoglia a sostenere Monti; ci sono coloro che vogliono aspettare le primarie del Pd per vedere se non sia possibile sostenere Renzi e ci sono coloro che vorrebbero proseguire da soli. Negli ultimi giorni ho visto sul loro sito che ci sono alcuni interventi della base che propongono persino di dialogare con i grillini e addirittura con Berlusconi o con Alfano. Insomma, una grande confusione strategica, che secondo me è la vera ragione per la quale non hanno aderito al Manifesto Verso la Terza Repubblica. Spero che gli amici di Fermare il Declino chiariscano innanzi tutto a se stessi la loro strategia, comprendano che la creazione di un nuovo soggetto liberal-cattolico innovativo nei programmi e nelle persone è l’unica strada per salvare l’Italia e portino al questo nuovo soggetto il contributo delle loro idee e della loro organizzazione”.

Caro Giannino, lavora per un’alleanza cattolico-liberale

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