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Giuseppe Orsi interviene al convegno “Il ruolo dell´Italia nelle missioni internazionali”, organizzato oggi a Roma da Iai e Ispi, e affronta il tema delle alleanze per Finmeccanica, il gruppo della difesa e dell’aerospazio di cui è presidente e amministratore delegato: “I matrimoni si fanno con la dote. Ed è vero che noi potremmo trovare, lo abbiamo fatto in passato, e troveremo alleanze. Ma è anche vero che mentre un accordo politico di difesa si può fare anche senza l’industria, l’industria non potrà mai fare un accordo senza farne uno politico prima”.
 
Il richiamo alla politica di Orsi non si ferma al problema delle alleanze per il gruppo partecipato al Tesoro. “Abbiamo creato nuovi prodotti e nuovi concetti, però lo sviluppo di nuove tecnologie e strumenti di difesa avviene in tutto il mondo attraverso fondi governativi o attraverso contratti con le forze armate e grazie a ciò Finmeccanica ha sviluppato eccellenze mondiali. E’ chiaro – sottolinea – che in futuro senza questi fondi noi perderemmo sia la capacità produttiva a livello mondiale sia la capacità di fornire alla nostra difesa un equipaggiamento allo stato dell’arte. Dobbiamo focalizzarci sul core business e trovare nel mondo partnership, e lo stiamo facendo, ma per quanto efficiente ed efficace sia una società, non potrà mai, nel settore della difesa, con solo le proprie forze finanziare, sviluppare nuovi modelli e nuovi sistemi. C’è la necessità di trovare in modo congiunto, noi e le forze armate, queste fonti, queste nuove possibilità di andare avanti. Dobbiamo poter avere i mezzi per continuare a sviluppare le eccellenza che hanno reso le nostre forze armate eccellenti”.
 
Che cosa dice il governo? Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha concluso il convegno soffermandosi sulla necessità di avere una visione internazionale nuova a livello europeo.
“La crisi fiscale ed economica è l’opportunità per rilanciare una visione della realtà politica che accompagna all’unione economica anche un’unione della sicurezza e della difesa. La visione europea è una realtà necessaria per rafforzare i rapporti transatlantici. Gli Usa, fondamentale elemento di garanzia della nostra sicurezza, chiedono all’Europa di fare di più per essere partner politici e militari più importanti. Quando Monti, Merkel, Hollande e Cameron parleranno di questi temi, allora sì che vedremo un percorso di costruzione”.
Ma, aggiunge Di Paola, “la dimensione industriale è una componente essenziale”. Perché si discute di Bae ed Eads? Secondo il ministro se ne parla perché ci si rende conto “che un consolidamento dell’industria della difesa nel contesto internazionale è necessario e quindi anche l’Italia deve contribuire a questo consolidamento. Questi sono investimenti, non costi o spese, per il futuro e per la costruzione europea che noi vogliamo. Noi in questa direzione ci dobbiamo muovere. L’Italia non è un Paese minore”. Anzi, secondo l’ammiraglio, “quando mette a frutto le sue energie intellettuali ed etiche, l’Italia è un grande Paese. Ritroviamo questo orgoglio, quest’etica dell’italianità nel contesto europeo”.
 
Le posizioni del ministro e dell’ad della più importante società di difesa italiana sembrano in parte combaciare. Nessuno dei due vuole vedere un Paese messo all’angolo, e per questo servono fondi e un grande impegno politico. L’appello basterà?

Così Orsi e Di Paola giudicano Bae/Eads

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