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Finita la campagna elettorale, il premier in pectore Shinzo Abe si mette in moto per sbloccare l’economia giapponese, finita in recessione tecnica. E comincia anche una chiara pressione politica sulla Banca del Giappone (BoJ). Sarà infatti una riunione con il fiato del governo sul collo quella che mercoledì prossimo si terrà tra banchieri centrali del Sol Levante. Abe, non appena vinte le elezioni, ha infatti rilanciato i suoi propositi di interventismo, se non di ingerenza vera e propria, sulla politica monetaria.

Le dichiarazioni di Abe dopo la vittoria delle elezioni

A breve il 58enne liberal democratico subentrerà alla sinistra del Partito democratico nipponico alla guida del Paese, e dopo che ha fatto delle polemiche sulla linea della Banca centrale un tema chiave nella sua campagna elettorale, adesso vuole battere cassa. “C’è stato un forte sostegno pubblico alle nostre richieste di sconfiggere la deflazione – ha affermato Abe -. Mi auguro che la Banca del Giappone ne tenga conto” all’imminente direttorio. Il liberal democratico vuole una politica monetaria molto più aggressiva sulle misure espansive, e in particolare su quelle di “quantitative easing”, letteralmente alleggerimento quantitativo, ossia i provvedimenti incentrati sull’aumento dell’afflusso di liquidità e monetaria nel sistema economico.

La deflazione giapponese

Il Giappone negli ultimi anni ha sofferto a più riprese di protratti episodi di deflazione dei prezzi, ossia la tendenza opposta all’inflazione, mentre la divisa nazionale, lo yen, si attesta a valori sostenuti rispetto alle altre divise, a cominciare dal dollari, minando le esportazioni dei grandi gruppi industriali. Abe vuole una politica monetaria meno intransigente, che attenui drasticamente gli obiettivi di contenimento dell’inflazione. Non a caso nelle ultime settimane, in cui la sua vittoria appariva sempre più probabile nei sondaggi, il dollaro è rapidamente risalito ai picchi toccati lo scorso maggio, sopra 83 yen, e ora fluttua in prossimità di quota 84.

Il governo Abe dovrebbe nascere prima della fine dell’anno e il premier, secondo il Financial Times, ha già dichiarato che intende dare mandato ai suoi ministri economici di redigere un documento congiunto assieme alla Banca del Giappone in cui l’obiettivo ufficiale di inflazione viene alzato al 2 per cento, il doppio del valore di riferimento attuale. Inoltre durante la campagna elettorale ha più volte esortato l’istituzione monetaria ad effettuare interventi “illimitati” di QE con l’obiettivo di rilanciare l’attività economica. In un Paese con il debito-Pil più elevato al mondo, superiore al 200 per cento, ma quasi interamente in mano a investitori interni, la tentazione di soluzioni ‘facili’ agli squilibri economici può risultare forte.

La linea di Abe è una apparente “entrata a gamba tesa” sul principio di indipendenza della banca centrale – posto che bisognerà vedere quanti di questi propositi porteranno a iniziative concrete – che caratterizza le economie avanzate fin dal secolo scorso.

La scadenza del mandato del governatore della BoJ

Il prossimo direttorio della Banca del Giappone si svolgerà mercoledì e giovedì. Il governatore Masaaki Shirakawa, nominato nel 2008, vedrà il suo mandato scadere ad aprile, e a quel punto Abe potrebbe scegliere di nominare un governatore più in linea con le sue posizione, sperando così di influenzare maggiormente la politica monetaria. Tuttavia la questione è più complessa, sia per lo statuto della Banca del Giappone, sia per il fatto che una eccessiva ingerenza del governo sulla banca centrale potrebbe innescare ostilità delle imprese, sia per il fatto che eventuali drastici cambi di rotta su questo versante andrebbero anche gestiti da Tokyo anche nel quadro delle relazioni internazionali. Intanto lo yen continua a perdere terreno sul mercato dei cambi.

Perché Abe vuole un Bernanke alla Banca del Giappone

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