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Di certo il parallelismo non farà piacere a nessuno dei due protagonisti ma tant’è, secondo Massimiliano Panarari.

Il docente di Comunicazione politica all’Università di Modena e Reggio Emilia e di marketing politico alla School of Government dell’Università Luiss Guido Carli di Roma ritiene che “non si possa pensare Beppe Grillo se non all’interno della politica determinata da Silvio Berlusconi”. E in una conversazione con Formiche.net spiega: “Questo non significa, ovviamente, che siano uguali, ma, sotto il profilo dell’analisi, esistono elementi comuni. All’interno del Movimento Cinque Stelle convivono in maniera sempre più evidente due tendenze: una tendenza positiva legata alla riscoperta della politica e alla mobilitazione da parte di fasce della cittadinanza. E una seconda, più discutibile, a mio avviso, e su cui riflettere, calata in un orizzonte prevalentemente antipolitico che ci permette di dire che non si può pensare il grillismo senza i cambiamenti introdotti nella politica italiana dal berlusconismo. In buona sostanza – chiarisce il professore – si approfondisce la divaricazione tra Beppe Grillo e una parte del suo movimento che sta passando alla contestazione”.

Quali sono questi tratti in comune tra i due all’apparenza sideralmente lontani personaggi? Panarari li passa in rassegna: “Innanzitutto nell’affidamento a una figura carismatica, nella centralità della tecnologia che nel caso di Berlusconi coincide con il broadcast e la tv generalista (nella forma della neotelevisione affacciatasi in Italia tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta). Nel caso di Grillo essa coincide con il web utilizzato, a mio giudizio, secondo uno schema gerarchico e unidirezionale che va dall’uno (il combinato disposto Grillo-Casaleggio-e il cosiddetto “staff”) agli aderenti al movimento; un uso verticale comparabile, per diversi aspetti, a quello della tv generalista che vede l’emittente rivolgersi a un pubblico di destinatari senza che questi, come noto, interagiscano con la programmazione. Ancora – spiega l’esperto – le similitudini tra il portavoce del M5S e un certo mondo intorno al Cavaliere si esprimono nella dimensione che potremmo chiamare ‘situazionista’ che ha celebrato e trovato la sua massima manifestazione in molti programmi di Antonio Ricci (non casualmente autore nel passato del comico-politico genovese) tanto da aver indotto alcuni osservatori a parlare di Grillo addirittura come di un ‘Gabibbo barbuto’”.

Ed ecco perché, secondo il professore, la dimensione grillina è da inquadrare in una più ampia cornice ridisegnata dal modo di fare politica di Berlusconi: “Buona parte del filone di ‘giustizia fai da te’, una certa virulenza contro le istituzioni (dalle polemiche contro il presidente Napolitano e il premier Monti fino al martellamento, un po’ confuso e incoerente sull’euro e le istituzioni comunitarie) e l’antipartitismo (beninteso, talune lagnanze e censure, nei confronti del sistema partitico, sono assolutamente fondate): tutto questo armamentario va pensato anche all’interno di una dimensione antipolitica di cui Berlusconi è stato formidabile interprete e, come mostrano le vicende delle ultime ore, vuole tornare a esserlo. E Grillo è anche un erede idealtipico della personalizzazione della politica inaugurata di fatto in Italia da Berlusconi e che ha visto tanti interpreti in questi anni”.

Panarari affronta poi la notizia di ieri e cioè l’espulsione di Federica Salsi e Giovanni Favia dal movimento grillino: “Tutto ciò va in una direzione contraria all’apologia della leadership orizzontale garantita dalla Rete che era contenuta nel programma iniziale di Grillo – commenta – Tutti i movimenti ‘statu nascenti’ conoscono travagli e crisi (in questo caso decisamente di crescita), ma non si può non rimarcare come le espulsioni e gli anatemi stridano decisamente con una visione di partecipazione e di orizzontalità nella quale in tanti avevano riposto la loro buonissima fede aspirando a un rinnovamento della consunta politica italiana. Ovvero, la parte ideale positiva del Movimento 5 Stelle che certamente ha rappresentato una delle novità più dirompenti di questo tramonto di Seconda Repubblica”.

 

Grillo? L’erede di Berlusconi

Di certo il parallelismo non farà piacere a nessuno dei due protagonisti ma tant’è, secondo Massimiliano Panarari. Il docente di Comunicazione politica all’Università di Modena e Reggio Emilia e di marketing politico alla School of Government dell’Università Luiss Guido Carli di Roma ritiene che “non si possa pensare Beppe Grillo se non all’interno della politica determinata da Silvio Berlusconi". E…

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